Saturday, 11 May 2013
Slow down Mummy
Slow down mummy, there is no need to rush,
slow down mummy, what is all the fuss?
Slow down mummy, make yourself a cup of tea.
Slow down mummy, come and spend some time with me.
Rallenta mamma, non c'e' fretta
Rallenta mamma, cos'e' questo affannarsi,
Rallenta mamma, prepara una tazza di te,
Rallenta mamma, vieni e passa un po' del tuo tempo con me.
Slow down mummy, let's put our boots on and go out for a walk,
let's kick at piles of leaves, and smile and laugh and talk.
Slow down mummy, you look ever so tired,
come sit and snuggle under the duvet and rest with me a while.
Rallenta mamma, infiliamoci gli stivale e facciamo una passeggiata,
Diamo calci alle foglie cadute, sorridiamo, ridiamo, parliamo
Rallenta mamma, sembri sempre cosi stanca,
Accoccolati sotto le coperte e riposati con me un minuto
Slow down mummy, those dirty dishes can wait,
slow down mummy, let's have some fun, let's bake a cake!
Slow down mummy I know you work a lot,
but sometimes mummy, its nice when you just stop.
Rallenta mamma, i piatti sporchi possono aspettare,
Rallenta mamma, divertiamoci ed inforniamo una torta,
Rallenta mamma, so che il tuo lavoro non hai mai fine,
Ma a volte, mamma, e' bello quando dici basta
Sit with us a minute,
& listen to our day,
spend a cherished moment,
because our childhood is not here to stay!
Siedi con noi un minuto,
Ascolta cio' che abbiamo fatto oggi,
Approfitta di questo momento prezioso,
Che la nostra infanzia in un soffio e' svanita.
Rebekah.Knight (c)2011
Il mio augurio a tutte le mamme.
Impariamo a rallentare, ad ascoltarli, perche' la loro infanzia svanira' in un soffio
Wednesday, 8 May 2013
La Bibi, Lo Scooter e Dulwich Park
E' successo. E' spuntato il sole. Quella palla gialla, caldina, portatrice di buon umore e piedi gnudi.
E noi abbiamo fatto gli inglesi in piena regola, ci siamo smanicati, sandalati, e siamo corsi al parco che qui a Londra e' così: appena vedi un raggio di sole ti ci butti a capofitto, massimizzi la pelle esposta, fai sovraccarico di vitaminaD, cerchi di fare le scorte, perche' non si sa mai, domani e per i prossimi 3 mesi potrebbe piovere a dirotto. Anzi lo so: da domani mi ridanno pioggia e 13 gradi. AMEN.
Che dire, se non altro salto a pie' pari la fase del cambio armadi e non tolgo mai il piumino invernale dal letto!
No vabbe' dicevo, che appena abbiamo visto sti due raggi e percepito un certo teporino, ci siamo fiondati fuori di casa arraffando creme solari e berrettini. Abbiamo impanato i bambini in una soluzione di protezione 50+, erba e terra e ci siamo diretti fieri e decisi al parco. Abbiamo finalmente dato senso al vivere nel regno di SE (leggasi South East), dove le scarpe te le devi comprare su internet perche' i negozi di abbigliamento non sono pervenuti, ma in compenso se vuoi farti un caffè od una passeggiata al parco sei in una botte di ferro.
La Bibi e' salita sullo scooter ed e' partita, veloce come un lampo. Per la prima volta si e' macinata un paio di km con piglio da rgazzina e capelli al vento, sgambettando entusiasta ed assaporando un po' di liberta' ed emancipazione dalla mano di mamma.
In compenso io e Mr.M. , con lo scatto tipico della lumaca da insalata, abbiamo corso ansimando dietro alla ragazzetta in fuga ed ancora ostentiamo camminata rigida tipica del maratoneta il giorno dopo la gara.
Una volta arrivata al parco ci siamo accorti che la Bibi non si fa piu' fregare come una volta. Sa esattamente dove va, cosa vuole e quando. E' inutile cercare di infinocchiarla per farsi una passeggiata (ma no amore le altalene ed il camioncino che vende i gelati sono chiusi a questora andiamo a farci una bella passeggiata in questa bella parte deserta e silenziosa del parco).
No lei vuole andare dritta al centro della movida, fra altalene, scivoli e bambini puzzolenti ed ululanti.
Ancora una volta mi sono fermata a guardarla mentre con le gambe un po' tremolanti, ma la testa di coccio di quella che e' decisa a farcela da sola, si e' arrampicata sui giochi piu' alti e pericolosi (con estremo cordoglio di mamma cuor di coniglio che la preferiva legata a quattro mandate sull'altalena dei piccoli). Prima esitante, poi a poco a poco, sicura e tronfia del nuovo successo, si e' infilata su ponti sospesi e percorsi da equilibrista che come al solito sono costati un paio di coronarie ai genitori.
Per fortuna, quando il Bibo si e' avventurato nel percorso per i piu' piccoli, la Bibi ha pensato bene di seguirlo, con buona pace dei genitori affaticati
Dulwich Park e' una vera perla nel Sud di Londra. E' al di fuori dei percorsi turistici convenzionali e per questo e' di solito meglio mantenuto, piu' pulito e meno affollato dei fratelli piu' conosciuti del centro di Londra (tipo Hyde Park, St.James etc..)
E' una distesa perfetta di prati, alberi e fiori, con tanto di laghetto e barchette.
Il parco giochi e' all'interno di un'area recintatadove chiudere i bambini e scappare...ehm dicevo, ma almeno i cani non possono entrare ed i bambini piu' grandi non ci possono giocare a palla, evitando il probabile effetto birilli dei piu' piccini.
Alcuni dei giochi sono stati pensati per i bambini disabili. Ci sono un'altalena (altrimenti chiamata Ability Swing) ed un carosello dove hanno facile accesso carrozzelle o deambulatori.
E noi abbiamo fatto gli inglesi in piena regola, ci siamo smanicati, sandalati, e siamo corsi al parco che qui a Londra e' così: appena vedi un raggio di sole ti ci butti a capofitto, massimizzi la pelle esposta, fai sovraccarico di vitaminaD, cerchi di fare le scorte, perche' non si sa mai, domani e per i prossimi 3 mesi potrebbe piovere a dirotto. Anzi lo so: da domani mi ridanno pioggia e 13 gradi. AMEN.
Che dire, se non altro salto a pie' pari la fase del cambio armadi e non tolgo mai il piumino invernale dal letto!
No vabbe' dicevo, che appena abbiamo visto sti due raggi e percepito un certo teporino, ci siamo fiondati fuori di casa arraffando creme solari e berrettini. Abbiamo impanato i bambini in una soluzione di protezione 50+, erba e terra e ci siamo diretti fieri e decisi al parco. Abbiamo finalmente dato senso al vivere nel regno di SE (leggasi South East), dove le scarpe te le devi comprare su internet perche' i negozi di abbigliamento non sono pervenuti, ma in compenso se vuoi farti un caffè od una passeggiata al parco sei in una botte di ferro.
La Bibi e' salita sullo scooter ed e' partita, veloce come un lampo. Per la prima volta si e' macinata un paio di km con piglio da rgazzina e capelli al vento, sgambettando entusiasta ed assaporando un po' di liberta' ed emancipazione dalla mano di mamma.
In compenso io e Mr.M. , con lo scatto tipico della lumaca da insalata, abbiamo corso ansimando dietro alla ragazzetta in fuga ed ancora ostentiamo camminata rigida tipica del maratoneta il giorno dopo la gara.
Una volta arrivata al parco ci siamo accorti che la Bibi non si fa piu' fregare come una volta. Sa esattamente dove va, cosa vuole e quando. E' inutile cercare di infinocchiarla per farsi una passeggiata (ma no amore le altalene ed il camioncino che vende i gelati sono chiusi a questora andiamo a farci una bella passeggiata in questa bella parte deserta e silenziosa del parco).
No lei vuole andare dritta al centro della movida, fra altalene, scivoli e bambini puzzolenti ed ululanti.
Ancora una volta mi sono fermata a guardarla mentre con le gambe un po' tremolanti, ma la testa di coccio di quella che e' decisa a farcela da sola, si e' arrampicata sui giochi piu' alti e pericolosi (con estremo cordoglio di mamma cuor di coniglio che la preferiva legata a quattro mandate sull'altalena dei piccoli). Prima esitante, poi a poco a poco, sicura e tronfia del nuovo successo, si e' infilata su ponti sospesi e percorsi da equilibrista che come al solito sono costati un paio di coronarie ai genitori.
Per fortuna, quando il Bibo si e' avventurato nel percorso per i piu' piccoli, la Bibi ha pensato bene di seguirlo, con buona pace dei genitori affaticati
Dulwich Park e' una vera perla nel Sud di Londra. E' al di fuori dei percorsi turistici convenzionali e per questo e' di solito meglio mantenuto, piu' pulito e meno affollato dei fratelli piu' conosciuti del centro di Londra (tipo Hyde Park, St.James etc..)
E' una distesa perfetta di prati, alberi e fiori, con tanto di laghetto e barchette.
Il parco giochi e' all'interno di un'area recintata
Alcuni dei giochi sono stati pensati per i bambini disabili. Ci sono un'altalena (altrimenti chiamata Ability Swing) ed un carosello dove hanno facile accesso carrozzelle o deambulatori.
Insomma, Londra e' una signora molto funky con innumerevoli difetti, ma la cura e la dedizione che viene impiegata nel mantenimento dei parchi pubblici ed in particolare delle aree dedicate ai giochi dei bambini e' incredibile. C'e' la cura del dettaglio, i giochi che vengono riparati pochi giorni dopo la rottura, le leggi di "Health and Safety" generalmente rispettate da tutti.
Quando il sole splende, i parchi di Londra sono la perfetta armonia di verde e di blu, di pace e di chiasso, di cieli mutevoli e nuvole pazze.
Se siete alla vostra quinta visita a Londra ed avete voglia di qualcosa di diverso dal vociare di Oxford Street o del mare di teste di Hyde Park, venite a scoprire questo polmone verde quieto ed addormentato.
E se proprio non vi si tiene lontani dai musei, esattamente di fronte al parco si trova la bellissima Dulwich Picture Gallery, fondata nel 1811, che ospita una delle piu' importanti collezioni di dipinti del 1600/1700 (senza contare un'eccezionale caffe' cha fa torte da leccarsi i baffi..)
Qualche tempo fa mi ha contattato una mamma blogger, Mary, con un progetto bellissimo: raccogliere notizie ed informazioni sui parchi giochi in giro per l'italia (e oltre, come nel mio caso).
Mary parte dal presupposto che quando si viaggia con bambini sia importante rispettare le loro esigenze oltre alle nostre, e l'esigenza dei bambini e' la piu' semplice del mondo: giocare, correre, giocare e correre ancora un po'.
Una specie di scambio, un "do ut des" della famiglia: io ti porto al parco, tu mi porti al museo, io ti faccio divertire, tu mi lasci un pochino di tempo per esplorare la nuova citta'.
Questo e' esattamente l'atteggiamento con cui ho affrontato i viaggi con i bimbi: e' giusto, e' rispettoso, si evitano le lagne dei bimbi annoiati ed alla sera crollano che e' un piacere!
Il Blog di Mary e' questo qui e con questo post sono felice di partecipare alla sua iniziativa Welcome to My Playground.
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Welcome to My Playgorund
Friday, 26 April 2013
Domani Pollyanna si Sposa
Domani Pollyanna si sposa.
Con ricci domati ed espressione solenne avra' un aspetto da gran signora.
Ma dietro quel vestito e quel trucco io la vedro' sempre ricciolona ribelle con un sorriso grande quanto il mondo.
Domani Pollyanna si sposa, e zitta zitta dietro a lei ci sara' una bimbetta impertinente con la bocca sporca di nutella ed una nuvola di ricci rinfusi che mi strizzera' l'occhio.
Perche' per me Pollyanna non e' mai cambiata, e' rimasta quella birba col passo sicuro che quasi trentanni fa si presento' a casa dei miei nonni ed inizio' a pestar erbette nei miei pentolini.
E da quel giorno non se ne e' piu' andata, presenza ciarliera ed irriverente che ha accompagnato ogni passo della mia vita: e' stata la faccina conosciuta che mi ha dato il coraggio di entrare in classe il primo giorno di scuola, e' stata la compagna delle crisi da adolescente, e' stata amica, e' stata famiglia.
Domani Pollyanna si sposa, perche' ha incontrato il suo Benessere ed hanno deciso di sorridere alla vita insieme prendendosi per mano.
Domani Pollyanna si sposa perche' si e' innamorata e non l'ho mai vista cosi' serena come dal giorno in cui un Benessere alto bello e moro e' entrato nella sua vita!
Domani mi commuovero' quando vedro' quella bimba cicciottella e ridanciana trasformata in bellissima donna fasciata dal suo abito bianco,.
Ma, ehi, tu, non mi freghi mica! Lo so che sotto quel fondotinta perfetto nascondi ancora quei baffi di nutella che rendono il tuo sorriso ancora piu' grande!
Ti voglio bene Pollyanna, per me non cambierai mai!
Con ricci domati ed espressione solenne avra' un aspetto da gran signora.
Ma dietro quel vestito e quel trucco io la vedro' sempre ricciolona ribelle con un sorriso grande quanto il mondo.
Domani Pollyanna si sposa, e zitta zitta dietro a lei ci sara' una bimbetta impertinente con la bocca sporca di nutella ed una nuvola di ricci rinfusi che mi strizzera' l'occhio.
Perche' per me Pollyanna non e' mai cambiata, e' rimasta quella birba col passo sicuro che quasi trentanni fa si presento' a casa dei miei nonni ed inizio' a pestar erbette nei miei pentolini.
E da quel giorno non se ne e' piu' andata, presenza ciarliera ed irriverente che ha accompagnato ogni passo della mia vita: e' stata la faccina conosciuta che mi ha dato il coraggio di entrare in classe il primo giorno di scuola, e' stata la compagna delle crisi da adolescente, e' stata amica, e' stata famiglia.
Domani Pollyanna si sposa, perche' ha incontrato il suo Benessere ed hanno deciso di sorridere alla vita insieme prendendosi per mano.
Domani Pollyanna si sposa perche' si e' innamorata e non l'ho mai vista cosi' serena come dal giorno in cui un Benessere alto bello e moro e' entrato nella sua vita!
Domani mi commuovero' quando vedro' quella bimba cicciottella e ridanciana trasformata in bellissima donna fasciata dal suo abito bianco,.
Ma, ehi, tu, non mi freghi mica! Lo so che sotto quel fondotinta perfetto nascondi ancora quei baffi di nutella che rendono il tuo sorriso ancora piu' grande!
Ti voglio bene Pollyanna, per me non cambierai mai!
Wednesday, 17 April 2013
Un Anno Di Blog: Tutta la Verita'
Un anno fa, ad un mese dalla nascita del mio secondo bimbo, nasceva Comesenonbastasse. Un esercizio catartico per affrontare le ansie e le preoccupazioni di diventare mamma una seconda volta.
Ho deciso di affrontare questo secondo percorso con ironia ed un pizzichino di cinismo per esorcizzare fatiche, notti insonni e solitudine.
Ma perche' l'ho voluto fare?
Perche' sentivo la necessita' di esorcizzare e condividere, ed avevo bisogno di qualcosa che fosse mio, solo mio, a cui aggrapparmi se le cose avessero preso la piega sbagliata.
Perche' sentivo la necessita' di esorcizzare e condividere, ed avevo bisogno di qualcosa che fosse mio, solo mio, a cui aggrapparmi se le cose avessero preso la piega sbagliata.
E cosi' per una volta voglio regalarMI la verita', per questo piccolo anniversario voglio dire ad alta voce e senza fronzoli, quello che cerco di non ripetermi mai.
I primi quattro, cinque mesi di vita di mia figlia, sono stati fra i più bui e duri della mia vita.
Credevo di essere pronta e di essere forte. Non ero una ragazzina a cui era capitata una gravidanza non desiderata. Ero una donna di 31 anni, sposata, che aveva cercato con tutto il cuore quella bambina con suo marito.
Eppure non ce la facevo, e non riuscivo a perdonarmelo.
Diventare mamme per la prima volta può essere un percorso difficile e tortuoso.
Per me, nella mia vita da Expat, diventare mamma e' stato un percorso fatto di tante lacrime e tanta solitudine.
E' iniziato ad andare tutto storto all'ospedale, quando, dopo aver fatto nascere la bambina con la ventosa ed essere ancora sotto l'effetto della spinale, sono stata mollata da sola, incapace di muovermi, ma con una bimba di poche ora da accudire, cambiare, allattare, consolare.
Una volta a casa non c'erano amici e parenti a fare la coda per venire a trovarti, per vedere la bambina, per portarti orsacchiotti troppo grandi e cioccolatini troppo calorici.
C'eravamo io, lei ed il divano, dove passavo ore ad allattarla, ed una televisione silenziosa che continuava a ripetere immagini mute e prive di significato.
Ricordo quell'ombra che ogni mattina si infilava sotto le coperte, mi copriva i piedi, mi stringeva lo stomaco per poi attanagliarmi la gola.
Mi ricordo quell'angoscia che mi rendeva pesanti le gambe e rendeva lento e difficile ogni movimento.
Ricordo il magone ogni volta che Mr.M. si chiudeva la porta dietro di se per andare a lavorare.
Avevo un disperato bisogno che qualcuno si prendesse cura di me, di essere figlia ancora per un po', ma quell'esserino dallo sguardo impertinente non me lo permetteva.
Richiedeva le mie attenzioni ed il mio tempo, in continuazione. Ed io le davo tutto quello che potevo: tempo, attenzione ed amore fino allo sfinimento e fino a quando per me stessa non rimaneva piu' nulla.
MI ero sempre immaginata matrona divanata, che ammira la sua creatura dormire nella culla.
Invece mi sentivo gatto senza pelo, appallottolata su un divano ed incapace di muovermi, incapace di dormire, incapace di organizzare la mia vita e la sua.
E lei strillava. Ohhhh come strillava. Strillava alla mattina, al pomeriggio, alla sera. Era un'urlatrice di professione,un'ugola d'oro della culla. Ed io ne ero atterrita.
Ogni attivita' giornaliera era accompagnata da panico: panico perché dovevo fare la spesa, panico perché dovevo comprarle dei bodini nuovi, panico perché se la mettevo giù era disperata ma io avevo un altrettanto disperato bisogno di farmi una doccia.
E non ero capace a condividere questo urgano di emozioni che mi travolgeva ogni giorno, una pioggia battente di panico, ansia, stanchezza e felicita', certo, perché c'era anche quella in quel gran casino che avevo in testa.
Se mi veniva chiesto come stavo, sapevo solo dire "bene grazie, un po' stanca forse"
Oppure piangere, torrenzialmente, singhiozzando e facendomi venire occhi grandi e gonfi, ma le parole, le spiegazioni per tutte quelle lacrime, proprio non riuscivo a tirarle fuori. E no, non sono una persona facile da aiutare, perché trovo così difficile parlare!
Poi ho trovato modi per stare meglio, anche se non ero ancora riuscita a fare pace con me stessa.
Dovevo uscire, stare fuori, camminare. Sola, sempre. Sotto la pioggia, il vento e nel buio di un Gennaio londinese.
Mi sono trovata sotto la grandine in St.James.Park. a camminare senza ombrello, a pranzare in piedi dentro la stazione Victoria pur di non tornare a casa.
L'ho allattata nei parchi, in chiesa, da Starbucks, OVUNQUE, pur di essere fuori, vedere altre facce, sentire altre voci.
E mi ha aiutato.
Lei e' rimasta una piccola urlatrice indefessa, ma a poco a poco, con il passare dei mesi, io mi sentivo più sicura sulle mie gambe.
La mattina era sempre il momento più duro, accettare di mettere i piedi giù' dal letto ed affrontare la giornata era la battaglia più grande, ma i momenti di felicita' e di cieco amore verso mia figlia stavano decisamente prendendo il sopravvento ed ogni sera il bilancio era un po' più positivo del giorno precedente.
Fino a quando ho iniziato a divertirmi con lei, a fare cose CON lei e non solo per lei.
Ed e' arrivata una mattina in cui mi sono svegliata, e quell'ombra non c'era più ed ero solo la madre fortunata di una bimba bellissima, sana e vispa. Avevo di nuovo le forze per affrontare tutto il resto.
Ho ricominciato a leggere. Riuscivo a concentrarmi sulle pagine di un libro, esercizio che mi era stato impossibile fino al giorno precedente. Strano, banale, ma per me la prova che stavo bene.
Qunado si e' avvicinato il momento di partorire il mio secondo Bimbo, mi sono spesso chiesta:" ed ora? Se si ripete di nuovo tutto? Se sto male di nuovo? Adesso e' un casino, non me lo posso permettere!"
Ma quel percorso, tre anni fa, mi aveva cambiata, mi aveva fatta crescere e mi aveva permesso di diventare una madre felice e consapevole. Una madre capace di apprezzare solitudine e silenzio. Soprattutto mi aveva insegnato che l'inizio puo' essere durissimo e faticosissimo, ma la', in fondo al tunnel di allattamento e sbalzi ormonali, c'e' la promessa di una famiglia chiassosa e felice che sarà la tua ragione di vita.
P.S. Ancora una volta questo post partecipa al Comitato Liberazione Mamma, sperando che la mia esperienza possa essere utile a qualcuno li fuori.
P.S. Ancora una volta questo post partecipa al Comitato Liberazione Mamma, sperando che la mia esperienza possa essere utile a qualcuno li fuori.
Tuesday, 16 April 2013
Il Progetto "Everyday Sexism"
Un anno fa, Laura Bates, ha dato vita ad un progetto che ha chiamato "Everyday Sexism".
Laura Bates ha aperto una pagina su internet per invitare donne di ogni eta', provenienza ed estrazione sociale, a condividere episodi in cui sono state messe in difficolta' perche' donne, sono state insultate, sono state trattate in modo osceno, sono state fatte sentire inferiori o sono state semplicemente messe a tacere.
Il progetto e' nato senza fondi, senza pubblicita' e con scarsissima visibilita'.
Laura voleva solo provare a raccogliere un centinaio di storie per dimostrare che la discriminazione di genere esiste ancora e che vale la pena parlarne, e parlarne ancora, per fare in modo che qualcosa cambi e che le nostre figlie non ne debbano essere vittime.
Dopo un anno, il sito di Laura ha raccolto piu' di 25.000 storie di donne che sentivano la necessita' di condividere la loro esperienza, forse per sentirsi meno sole, per sentirsi parte di una comunita' o semplicemente per il puro bisogno di sfogarsi o forse di trovare una soluzione.
E' da tempo che seguo Laura sul suo sito
http://www.everydaysexism.com
e attraverso i twitt su @EverydaySexism
Oggi Laura ha raccontato la storia del suo progetto qui al "The Guardian", ed a un anno dal lancio del sito ha deciso di rendere questo progetto internazionale.
Mi ha contattata e contagiata con tutto il suo entusiasmo quando ha deciso di inaugurare la sezione in italiano del sito.
Potete trovare il link cliccando qui.
Vogliamo tapparci gli occhi e far finta che non ce ne sia bisogno?
L'Italia e' il paese del machismo dove un Berlusconi qualunque si puo' permettere siparietti come questo qui ai danni dell'impiegata di GreenPower. Ed e' solo uno fra mille.
Ne aveva gia' parlato Chiara di Ma Che Davvero, che raccoglie le sue riflessioni su italiani e "sexual harassment".
A voi non e' mai capitato di essere giudicate, additate e prese di mira solo perche' donne?
A volte sono episodi stupidi e banali, ai quali siamo talmente abituate da non farci piu' caso.
Al primo anno di universita' di Ingegneria Meccanica, commisi l'errore di indossare un paio di pantaloni corti durante l'orale di chimica. Presi 30. I commenti furono "facile prendere 30 mostrando le gambe".
Per tutti i 29 esami successivi mi presentai con pantaloni lunghi e vestiti al ginocchio.
Mi laureai con 110 e lode indossando un bel paio di pantaloni.
A volte invece sono episodi che ci mettono a rischio e ci fanno sentire vulnerabili.
Avevo 13 o 14 anni, ero in anticipo alla mia lezione di pianoforte e decisi di andare a fare due passi in corso Italia, per vedere il tramonto sul mare. Ero sola.
Sull'autobus un tipo di mezza eta' inizio' a fissarmi. Pazienza, capita.
Scesi dall'autobus, mi diressi alla passeggiata mare. Era Gennaio e con quel gran vento di tramontana, vicino al mare, non c'era nessuno.
Mi sedetti su una panchina e mi accorsi che il tipo dell'autobus era li', mi aveva seguita e continuava a fissarmi.
Mi alzai in fretta e furia e me ne andai, sapendo di averlo ancora dietro, ancora li' che mi seguiva.
E poi svani' nel nulla.
Il giorno dopo presi lo stesso autobus, alla stessa ora, per un'altra lezione di pianoforte.
Lo trovai li' ad aspettarmi alla fermata, ancora a fissarmi, e di nuovo inizio' a seguirmi per poi svanire.
Non dissi nulla, in fondo non mi aveva fatto niente no? Mi dava i brividi ma non mi aveva fatto niente no?
Dalla settimana successiva semplicemente cambiai autobus per andare alla mia lezione di pianoforte e per moltissimo tempo non andai piu' da sola ad ammirare il sole tramontare dietro al mare.
Se avete storie da raccontare e condividere, seguite Laura e la sua iniziativa.
Se pensate che possa essere utile, fate conoscere questo progetto, divulgate l'idea di una donna che sta cercando di fare qualcosa per altre donne.
Laura Bates ha aperto una pagina su internet per invitare donne di ogni eta', provenienza ed estrazione sociale, a condividere episodi in cui sono state messe in difficolta' perche' donne, sono state insultate, sono state trattate in modo osceno, sono state fatte sentire inferiori o sono state semplicemente messe a tacere.
Il progetto e' nato senza fondi, senza pubblicita' e con scarsissima visibilita'.
Laura voleva solo provare a raccogliere un centinaio di storie per dimostrare che la discriminazione di genere esiste ancora e che vale la pena parlarne, e parlarne ancora, per fare in modo che qualcosa cambi e che le nostre figlie non ne debbano essere vittime.
Dopo un anno, il sito di Laura ha raccolto piu' di 25.000 storie di donne che sentivano la necessita' di condividere la loro esperienza, forse per sentirsi meno sole, per sentirsi parte di una comunita' o semplicemente per il puro bisogno di sfogarsi o forse di trovare una soluzione.
E' da tempo che seguo Laura sul suo sito
http://www.everydaysexism.com
e attraverso i twitt su @EverydaySexism
Oggi Laura ha raccontato la storia del suo progetto qui al "The Guardian", ed a un anno dal lancio del sito ha deciso di rendere questo progetto internazionale.
Mi ha contattata e contagiata con tutto il suo entusiasmo quando ha deciso di inaugurare la sezione in italiano del sito.
Potete trovare il link cliccando qui.
Vogliamo tapparci gli occhi e far finta che non ce ne sia bisogno?
L'Italia e' il paese del machismo dove un Berlusconi qualunque si puo' permettere siparietti come questo qui ai danni dell'impiegata di GreenPower. Ed e' solo uno fra mille.
Ne aveva gia' parlato Chiara di Ma Che Davvero, che raccoglie le sue riflessioni su italiani e "sexual harassment".
A voi non e' mai capitato di essere giudicate, additate e prese di mira solo perche' donne?
A volte sono episodi stupidi e banali, ai quali siamo talmente abituate da non farci piu' caso.
Al primo anno di universita' di Ingegneria Meccanica, commisi l'errore di indossare un paio di pantaloni corti durante l'orale di chimica. Presi 30. I commenti furono "facile prendere 30 mostrando le gambe".
Per tutti i 29 esami successivi mi presentai con pantaloni lunghi e vestiti al ginocchio.
Mi laureai con 110 e lode indossando un bel paio di pantaloni.
A volte invece sono episodi che ci mettono a rischio e ci fanno sentire vulnerabili.
Avevo 13 o 14 anni, ero in anticipo alla mia lezione di pianoforte e decisi di andare a fare due passi in corso Italia, per vedere il tramonto sul mare. Ero sola.
Sull'autobus un tipo di mezza eta' inizio' a fissarmi. Pazienza, capita.
Scesi dall'autobus, mi diressi alla passeggiata mare. Era Gennaio e con quel gran vento di tramontana, vicino al mare, non c'era nessuno.
Mi sedetti su una panchina e mi accorsi che il tipo dell'autobus era li', mi aveva seguita e continuava a fissarmi.
Mi alzai in fretta e furia e me ne andai, sapendo di averlo ancora dietro, ancora li' che mi seguiva.
E poi svani' nel nulla.
Il giorno dopo presi lo stesso autobus, alla stessa ora, per un'altra lezione di pianoforte.
Lo trovai li' ad aspettarmi alla fermata, ancora a fissarmi, e di nuovo inizio' a seguirmi per poi svanire.
Non dissi nulla, in fondo non mi aveva fatto niente no? Mi dava i brividi ma non mi aveva fatto niente no?
Dalla settimana successiva semplicemente cambiai autobus per andare alla mia lezione di pianoforte e per moltissimo tempo non andai piu' da sola ad ammirare il sole tramontare dietro al mare.
Se avete storie da raccontare e condividere, seguite Laura e la sua iniziativa.
Se pensate che possa essere utile, fate conoscere questo progetto, divulgate l'idea di una donna che sta cercando di fare qualcosa per altre donne.
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Everyday Sexism
Sunday, 14 April 2013
A Mom's work Never Ends
Ve l'ho gia' messo si feisssbuc, l'ho gia twitttato (Si, trovate la mammaInSe anche sui social e se non ci credete guardate le iconcine glitterose che con enorme fatica sono riuscita a mettervi qui di fianco), l'ho ascoltato 20 volte l'ho sparato a tutto volume per fare ballare Bibi e Bibo stamattina, visto che tanto dormire quei 5 minuti in piu' non era contemplato nel programma domenicale dei miei Bibi.
Comunque, per te mamma, che pensi che un giorno passera', che domani andra' meglio, che cresceranno, che capiranno, che ti apprezzeranno, che ti lasceranno dormire:
Lascia ogni speranza, guardati sto video e canta che ti passa:
P.S.: questo e' un piccolo contributo ironico per il Comitato Liberazione Mamma di 50 sfumature di mamma: Bellissima iniziativa per chi si chiede se tutto sto casino con i figli e' normale i se a noi hanno dato il modello difettoso (o se siamo difettose noi...). Tranquille, tutto normalissimo, ed arriveranno post piu' seri a confermarvelo!
Certo, capisco che se la domenica mattina non mi svegliate alle 6.30 vi levano subito il patentino di figli rompiballe e poi la mammaInSe cosa potrebbe scrivere nel blog se si ritrovasse due figlioli modello??
Lascia ogni speranza, guardati sto video e canta che ti passa:
Monday, 8 April 2013
Il Secondo Nome - Spiegato dalla Bibi
La Bibi e' un personaggino buffo, si sa!
Non c'e' verso di infilarle un vestito, non c'e' verso di infilarle una calzamaglia, non c'e' verso di pettinarla e non c'e' verso di infilarle una maglia dentro ai pantaloni.
Ha sempre quest' aria un po' scanzonata ed un po' sbrindellata che tutto sommato le permette di mimetizzarsi piuttosto bene alla fauna locale.
Quando mi sveglio di ottimo umore, riposata e con il numero dell'esorcista a portata di mano, riesco anche ad imbarcarmi in una lotta all'ultimo sangue per metterle una gonna sopra i leggins, ma di solito lascio perdere.
Leggins, una maglietta di cotone e che-mai-mi-azzardi-ad-aggiungere-un-golfino, e calze rigorosamente spaiate.
E voilat, l'outfit della mia ragazzetta ribelle e' fatto e finito.
La Bibi, corre, salta, si lancia da un divano all'altro accompagnando il movimento ginnico con urla alla Haka degli "All Blacks" (Ka Mate, Ka Mate, Ka Ora Ka OrAAAAA), si arruffa istintivamente i capelli se mi avvicino con una spazzola e si infila gli stivali di gomma gialli per guardare la tele.
La Bibi ha un poncho di plastica con disegnato una divisa da pompiere e quando si traveste con le amichette lascia a loro il vestito da ballerina e lei fa il pompiere (che dopo aver appiccato il fuoco a suddetta ballerina, la innaffia e la salva).
Questo per dire, a chi non l'avesse ancora capito, che la Bibi non e' la principessina che si adorna di collane finte, di voile e di lustrini e che per ora non ha ancora ben chiari il concetto di femminilita', grazia e compostezza. Pero'.....perche' c'e' sempre un pero'...
La Bibi ama il Rosa. Non vuole necessariamente cose rosa, non si veste di rosa, ma in qualche modo il colore le appartiene, lo lega al suo essere una girly-girl e la distingue dal fratellino, che in quanto stinky-boy (?), deve per forza preferire il blu.
Evabbe', facciamocene una ragione!
L'altra sera la mammaInSe, mentre era tutta indaffarata a mettere a posto la cucina, tendeva un orecchio alla televisione e con l'altro ascoltava distratta una lunga conversazione fra M.M. e la Bibi.
Mr.M. cercava di spiegare il concetto del secondo nome ad una povera Bibi confusa.
"Allora Bibi, quando sei nata il babbo e la mamma ti hanno dato due nomi. Abbiamo scelto il tuo primo nome quando non eravamo nemmeno fidanzati (e la storia e' qui (ndr.)), e poi la tua mamma ci teneva tanto a darti anche il nome della sua nonna a cui ha voluto tanto bene"
"..." (espressione perplessa e confusa della Bibi)
"Quindi amore mio, il tuo nome completo e' Bibi Rosa, perche' la nonna della mamma si chiamava Rosa"
"Ah ho capito!" Risponde la Bibi con il faccino illuminato e felice di quella che si era confusa, ma adesso finalmente aveva chiaro tutto questo garbuglio dei nomi.
La mammaInSE continua a lavare i piatti.
Mr.M. butta un occhio alla televisione.
La Bibi pensa.
"Babbo, ma allora il mio fratellino "il Bibo" si chiama Bibo Blu??"
Ecco, adesso ditemi, DOVE HO SBAGLIATO?
Non c'e' verso di infilarle un vestito, non c'e' verso di infilarle una calzamaglia, non c'e' verso di pettinarla e non c'e' verso di infilarle una maglia dentro ai pantaloni.
Ha sempre quest' aria un po' scanzonata ed un po' sbrindellata che tutto sommato le permette di mimetizzarsi piuttosto bene alla fauna locale.
Quando mi sveglio di ottimo umore, riposata e con il numero dell'esorcista a portata di mano, riesco anche ad imbarcarmi in una lotta all'ultimo sangue per metterle una gonna sopra i leggins, ma di solito lascio perdere.
Leggins, una maglietta di cotone e che-mai-mi-azzardi-ad-aggiungere-un-golfino, e calze rigorosamente spaiate.
E voilat, l'outfit della mia ragazzetta ribelle e' fatto e finito.
La Bibi, corre, salta, si lancia da un divano all'altro accompagnando il movimento ginnico con urla alla Haka degli "All Blacks" (Ka Mate, Ka Mate, Ka Ora Ka OrAAAAA), si arruffa istintivamente i capelli se mi avvicino con una spazzola e si infila gli stivali di gomma gialli per guardare la tele.
La Bibi ha un poncho di plastica con disegnato una divisa da pompiere e quando si traveste con le amichette lascia a loro il vestito da ballerina e lei fa il pompiere (che dopo aver appiccato il fuoco a suddetta ballerina, la innaffia e la salva).
Questo per dire, a chi non l'avesse ancora capito, che la Bibi non e' la principessina che si adorna di collane finte, di voile e di lustrini e che per ora non ha ancora ben chiari il concetto di femminilita', grazia e compostezza. Pero'.....perche' c'e' sempre un pero'...
La Bibi ama il Rosa. Non vuole necessariamente cose rosa, non si veste di rosa, ma in qualche modo il colore le appartiene, lo lega al suo essere una girly-girl e la distingue dal fratellino, che in quanto stinky-boy (?), deve per forza preferire il blu.
Evabbe', facciamocene una ragione!
L'altra sera la mammaInSe, mentre era tutta indaffarata a mettere a posto la cucina, tendeva un orecchio alla televisione e con l'altro ascoltava distratta una lunga conversazione fra M.M. e la Bibi.
Mr.M. cercava di spiegare il concetto del secondo nome ad una povera Bibi confusa.
"Allora Bibi, quando sei nata il babbo e la mamma ti hanno dato due nomi. Abbiamo scelto il tuo primo nome quando non eravamo nemmeno fidanzati (e la storia e' qui (ndr.)), e poi la tua mamma ci teneva tanto a darti anche il nome della sua nonna a cui ha voluto tanto bene"
"..." (espressione perplessa e confusa della Bibi)
"Quindi amore mio, il tuo nome completo e' Bibi Rosa, perche' la nonna della mamma si chiamava Rosa"
"Ah ho capito!" Risponde la Bibi con il faccino illuminato e felice di quella che si era confusa, ma adesso finalmente aveva chiaro tutto questo garbuglio dei nomi.
La mammaInSE continua a lavare i piatti.
Mr.M. butta un occhio alla televisione.
La Bibi pensa.
"Babbo, ma allora il mio fratellino "il Bibo" si chiama Bibo Blu??"
Ecco, adesso ditemi, DOVE HO SBAGLIATO?
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