Friday 12 June 2015

Quel Dentino

C'e' quel dentino, il primo che e' caduto, che mi ha preso un po' alla sprovvista. E si, lo so che aveva avvertito con largo anticipo, muovendosi e dondolandosi per giorni e giorni, in una lunga danza propiziatoria all'arrivo della fatina dei denti.
Che poi anche questa fatina, che complicazione! Un bel topino che scambia il dentino con un soldino posizionato sotto il bicchiere della cucina? Invece qui c''e la fatina, che cerca il dentino sotto il cuscino ed oltre il soldino lascia un po' di polvere di stelle.
Quando sarai più grande ti racconterò le acrobazie per cercare un dente minuscolo sotto il cuscino, possibilmente senza svegliarti.

Ma io no, non ero ancora pronta a veder quel dente appoggiato sul letto, a vedere te ancora un po' più grande, criceto di 5 anni. 
Il primo dente ad andarsene e' stato il primo ad arrivare e mi sembrava proprio che fosse ieri, o l'altro ieri al massimo, quando ti ho messo un cucchiaino in bocca per far tintinnare quell'ombra di dente, per essere proprio sicura che non fosse un frammento della mia immaginazione, ma una pura meraviglia ortodontica.
Bambina mia, tu non lo sai, ma quel primo dentino e' stato più importante per me che per te. E' stato un segnale di cambiamento nei primi mesi di maternità, così faticosi ed ombrosi; e' stato il primo segnale che non saresti stata una minuscola neonata piena di bisogni e dall'urlo facile per sempre, ma ti stavi trasformando piano piano nella mia compagna di vita, sempre un po' strillante, ma brillante e bellissima.
Quindi no, non ero ancora pronta a mettere quel dente sotto al cuscino e vedere il tuo sorriso trionfante e bucato.

Poi siamo andati in gita scolastica e, sull'autobus, di fianco alla bambina abbracciata al cestino rivestito di plastica che vomitava, c'erano anche due bambini impegnati ad estrarsi vicendevolmente i denti dondolanti. Con perizia ortodontica, l'estrazione e', ahimè, andata a buon fine, e mi sono ritrovata a porgere alla maestra i denti da presentare ai genitori al ritorno dalla gita.
Devo ammettere che questo ricordo ha tolto non poca poesia al secondo dente caduto, compresa la realizzazione che ce ne sono altri 18 da affrontare. Magari alla prossima gita scolastica mi do malata!

Tuesday 9 June 2015

Come Una Bottoglia Di Champagne

Il Soft Play e' quel luogo di perdizione dove prima o poi ogni mamma finisce, vuoi perché invasa dai sensi di colpa di una mattinata in cui i bambini sono stati trascinati a fare la spesa, alle poste, dal dottore ed alla banca. Oppure semplicemente per sfuggire alle intemperie atmosferiche, che, ahimè qui nella piovosa terra di albione, colpiscono inesorabili 12 mesi all'anno.
Il Soft Play rievoca memorie di infanzia: lo stesso odore di chiuso e di piedi che c'era nella palestrina sotterranea dove ti portavano a fare ginnastica il martedì sera. Soprattutto di piedi.


Il Soft Play e' un luogo malefico dove non puoi lasciare da soli quelli più grandi perché finiscono a darsele di santa ragione o ad annegarsi vicendevolmente nella piscina di palline colorate. E non puoi lasciare da soli quelli più piccoli perché si incastreranno in punti irraggiungibili, non riusciranno più a tornare indietro, avranno paura dello scivolo troppo alto o cadranno di testa dagli scalini, imbottiti, per carità, ma ripidissimi e scivolosi.

Il Soft Play e' quel luogo che fa impallidire ogni prova costume: se superi la taglia 46 non riuscirai mai ad infilarti fra i pertugi e passaggi studiati ed architettati con grande probabilità da un uomo vagamente sadico e senza figli. E proprio mentre ti isserai fra un livello e l'altro e rimarrai incastrata in un buco decisamente più  piccolo del tuo deretano, deciderai irrevocabilmente di iniziare quella dieta che postponi da Natale.

Il Soft Play e' un labirinto diabolico di griglie e reti da pesca, dove vedi tuo figlio ingarbugliato nel ponte tibetano, ma non riesci a raggiungerlo nel dedalo di micropassaggi, saliscendi e trabocchetti, e proprio quando sara' incastrato nel punto più alto e meno accessibile, inizierà a piangere perché gli scappa la pipi. E lui la farà li', fra il ponte sospeso e lo scivolo a tubo turbinante.

Al Soft Play dovrai iniziare a fare i preparativi per il ritorno a casa circa mezz'ora prima dell'orario previsto, perché quello e' il tempo che impiegherai a raggiungere il bambino, ad acchiapparlo ed a ripercorrere il labirinto infernale all'indietro. Perché no, tu ed il tuo di dietro,  nello scivolo a tubo turbinante non entrerete mai, nemmeno sotto tortura, perché sai già che ti ci incastrerai dentro, verrai presa da un attacco di claustrofobia e per tornare a casa ti dovranno stappare come una bottiglia di champagne. Solo che tu sarai solo il tappo di sughero.

Tuesday 2 June 2015

Paris Mon Amour

L'ultimo viaggio nella città dell'amore risaliva a ben cinque anni fa e ad un pancione di otto mesi avvolto in un immenso cappotto da portarsi su e giu per i Campi Elisi.
Poi la mammaInSe e Mr.M. sono stati piuttosto impegnati con due bambini, due traslochi e la vita che corre per poter saltare di nuovo su quel treno per un weekend romantico.
Ed allora, per la prima volta, su quel treno ci sono saliti in quattro, ed in 2 ore e 20 minuti precisi precisi sono passati dal centro di Londra al centro di Parigi, senza il mini trolley di cinque anni fa, ma con un valigione, un trolley, due zainetti e due bambini.

Se la sono presa comoda, hanno passeggiato, hanno affrontato capricci e stanchezza, si sono sfondati di croissant, pain au chocolat e viennoiserie in generale. Quello piccolo ha poi scoperto le perle della pasticceria francese:" Mamma, mamma vollio tutti quelli panini cololati e pizzini". E così si sono tutti rimpinzati di macarons al caffe, alla fragola, al pistacchio, all vaniglia, alla rosa ed alla lavanda.

Si sono diretti a vedere la Tour Eiffel, perche' non si poteva mica rimandare la Bibi a scuola a parlare solo delle pasticcerie di Parigi, ed hanno negoziato la coda chilometrica per salire sulla torre, con un doppio giro sulle giostre, a ritmo di fisarmonica.
Hanno fatto ancora un po' i turisti a Montmartre, schivando le frotte di artisti pronti a ritrarre la famiglia felice, così, in piedi, senza nemmeno mettersi in posa.
 Si sono poi stupiti quando, ai piedi dell'Arco di Trionfo, sotto una pioggia torrenziale, non hanno trovato nemmeno un venditore ambulante a proporgli un ombrellino a forma di Tour Eiffel. Che diciamolo, la mammaInSe l'avrebbe comprato piuttosto volentieri l'ombrellino, ma nulla, al giorno d'oggi le centinaia di venditori ambulanti di Parigi propongono solo portachiavi della Tour Eiffel o "selfie sticks" e nessuno dei due e' grande abbastanza per ripararti dalla pioggia. Mannaggia.

Hanno poi smesso di fare i turisti e si sono fatti portare in giro dagli amici parigini. Hanno scoperto un giardino incantato, sospeso fra i tetti di Parigi. Costruito sui vecchi binari sopraelevati del treno che un tempo attraversava la città. Hanno passeggiato sotto un cielo enorme ed un azzurro abbagliante, in un tempo sospeso, fra alberi ed archi di rose, curiosando fra le finestrelle delle piccionaie di Parigi che si affacciano eleganti ed altezzose su questo giardino strappato alla città.

Con il valigione, il trolley, 2 bambini, ma un solo zainetto (l'altro ha deciso di prolungare la vacanza...), la famigliaInSe e' poi risalita sul treno. Un po' più stanca, un po' meno entusiasta, che i rientri non sono mai stati il punto forte. Specialmente per quello piccolo, che dopo due treni ed un autobus, si e' reso conto di non essere più a Parigi solo quando ha visto la porta di casa. E la desolazione e' stata totale all'ululo di :
" Vollio tonale nell'albelto, voglio l'albelto di Paligi"
"Bibo, non si chiama Alberto, quante volte te l'ho detto. E poi credimi, fra tutti e quattro quella che davvero dovrebbe piangere per tornare in albergo al massimo sono io. Andiamo va, che c'ho da attaccare la lavatrice"

Thursday 28 May 2015

Amici Pazzi

"Ciao amica C, madre di Molly dai capelli belli, ti vedo un po' stanchina,come dire, appesantita. Sara' quella panza che ti porti appresso. A quando il (terzo) pargolo?"
"Ah ma la panza sta benone, partorisco fra un mesetto. Piu' che altro e' che domani trasloco e c'ho l'ansia da pacco"
"Ma non avevi appena traslocato a Novembre?"
"Eh si ma che vuoi, iniziamo i lavori ed abbiamo deciso che senza cucina e senza bagni era un po' complicato con due bambine ed un neonato, cosi andiamo in affitto per qualche mese. Pero' domani ci arrivano anche i mobili da Singapore e non so dove metterli. Insomma sono in un incubo logistico"
"In che senso Singapore? Due letti te li vendono pure a Londra sai...."
"Eh no, sono i nostri mobili. Fino a luglio abbiamo abitato a Singapore, poi abbiamo spedito tutto in Europa ma siccome non sapevamo dove, li abbiamo lasciati nel purgatorio delle spedizioni, un luogo mitologico che nessuno sa dove sia, dove vengono immagazzinati mobili e memorabilia senza destinazione alcuna. Poi siamo stati 3 mesi in Svizzera, poi siamo arrivati negli UK e siamo stati qualche settimana da mio fratello,poi da mia madre e poi  da un'amica, poi finalmente a novembre abbiamo comprato casa, pero' non era pronta e siamo andati in affitto, poi finalmente in casa nostra ma adesso dobbiamo traslocare di nuovo per i lavori"
"Amica C ho il mal di mare e mi sono geograficamente persa nella tua vita incasinata, quindi Molly dai capelli belli e la sorella sono nate a Singapore?"
"no, cioe' si, Molly e' nata a Singapore ma la Sorella in Oman"
"Amica C ho le vertigini ed un leggero senso di nausea ad ascoltarti. E poi fammi capire, sei rimasta incinta la terza volta fra il terzo e quarto trasloco o fra il quarto ed il quinto?"
"Ma, non saprei. Pero' era voluto, volutissimo"
"Vebbe' ti annoverero' fra i numerosi amici pazzi. Una cosa e' certa, dopo questa conversazione piu' che un expat mi sento una che al massimo ha cambiato quartiere"

Tuesday 26 May 2015

Un Patti, Una Fetta

"Mammina ma oggi allola ela il mio patti, la mia fetta?"
"Si Bibo, sembri il marchese Alalbevto della pubblicità del caffe, ma si, oggi era la tua festa"
" E sono venuti tutti i miei amicci e mi hanno poltato taaanti legali specialissimi?"
"Si topino, ed avete urlato, ballato, saltato, gridato e fatto le scimmie per 3 ore consecutive. Avete mangiato una quantità smodata di pizza e salsiccette ed un quantitativo smisurato di zuccheri raffinatissimi. Siete zozzi come babbuini nella savana e felici come topini in una forma di formaggio"
"Mammina, ma io sono semple il tuo tesolo pizzino pizzino?"
"Certo, pallina di zucchero, sei il mio tesoro piccino nonché un paraculo, furbacchione, paravento, profittatore nato, e la mamma ti ama ciecamente anche per questo"

Quello piccolo ha compiuto 3 anni ed ha avuto la sua prima vera festa di compleanno, complice i terribili sensi di colpa della mammaInSe e di Mr.M. dopo che l'anno scorso hanno deciso di traslocare esattamente il giorno del compleanno del Bibo, togliendo attenzione e dignita' all'evento.

La mammaInSe, reduce da terribili crisi adolescenziali, non ama organizzare feste. E' immancabilmente preda di terribili presagi che non la fanno dormire alla notte, tipo che nessuno si presenterà, che le toccherà mangiare tutta la torta da sola, che quelli che le affittano il castello gonfiabile si dimenticheranno della festa e le toccherà buttare in aria e riprendere all'infinito tutti i bambini invitati per farli divertire, o che una pioggia torrenziale devasterà tutti i piani per la festa programmata in giardino.
La mammaInSe ha subito sbalzi umorali terribili nei giorni precedenti alla festa, quando genitore dopo genitore mandava sentite scuse, ma loro per il week end lungo (in Inghilterra l'ultimo lunedì di maggio e' festa e le scuole chiuse per tutta la settimana) andavano a Parigi, nel Cotswold, a trovare la bisnonna, a fare trekking in Scozia o  a nuotare nella Manica. Una desolazione pazzesca, quando le previsioni dicevano consistentemente che sarebbe piovuto.
Ma Poi....
I pochi ma buoni sono venuti tutti, sopratutto Molly dai capelli belli, l'amore incondizionato del Bibo.
Poi Mr.M. e nonno ci hanno salvato dalla pioggia imminente montando (non senza difficolta' logistiche ed organizzative) il mega gazebo da matrimoni dei vicini di casa.
E poi, gli inglesi sono inglesi, non e' che si fanno fermare da due goccine. E cosi' bambini irrimediabilmente scalzi e con vestiti estivissimi hanno danzato sotto la pioggia, continuato imperterriti a saltare sul castello gonfiabile infracicato e scivolosissimo, mangiato patatine annacquate e cantato a squarciagola. Felici, bagnati, sporchi di fango ed erba, come ogni bambino dovrebbe essere.
Insomma, un successone.

tanti auguri sole mio.

Friday 22 May 2015

Metti un Giovedì Mattina ai Giardinetti

E' la valvola di sfogo, il luogo dove si incontra sempre qualche faccia amica, dive e' possibile scrutare il mondo da dietro l'altalena.  C'e' il laghetto tondo tondo dove convivono oche e papere e palloni lanciati con troppa foga e mai recuperati. Ci sono alberi, fiori e cespugli dove giocare a nascondino per ore.
La prima tappa e' nel piccolo slargo dove dare il pane alle papere. Proprio li' di fianco al cartello che dice "vietato dar da mangiare alle papere", ma pure gli inglesi, così ligi e doverosi, eliminano il problema con un "never mind".

C'e' il nonno, che ha controllato su internet tutti i nomi delle papere del laghetto, così le può spiegare alla nipotina. Per la mammaInSe sono solo papere, o anche amichevolmente "qua qua". Per il nonno sono gallinelle d'acqua, oche egiziane appena emigrate, morette, fistioni cileni e ciuffate. Cammina lento, un po' ondulante, e racconta alla nipotina delle oche, di quel laghetto che un tempo apparteneva ad un avvocato importante, delle case intorno al parco costruite negli anni '20 per i reduci di guerra, "houses for heroes", così le ha chiamate.

C'e' il sentiero che circonda il laghetto tondo tondo, e la mammaInSe ed il Bibo si incamminano.

C'e' la babysitter, ha 20 anni, forse. Ha i capelli un po' rosa, un po' castani, un po' argentati. Ha un piercing sul labbro ed un sorriso sfacciato e luminoso. Lei parla al telefono, e parla, parla, perche' domani ha un colloquio "in town" ed e' fiduciosa, con tutto quel futuro davanti, e quel sorriso tondo che diventa ancor più grande. Parla al telefono ed insegue un mostrino di un paio di anni, lo lancia in aria, gli fa il solletico. E non perde il filo del discorso, non perde quella risata cristallina, non perde nemmeno di vista quel diavoletto che scappa. E ride.

Dopo il grande albero abbattuto, sul cui tronco sono stati intagliati scalini per piedi piccoli ed intorno al quale si formano le pozzanghere di fango più' grosse d'Inghilterra, c'e' l'ingresso del parco giochi. Vieni Bibo che le altalene sono libere.

C'e' il papa', nel suo "day off". Perché qui funziona spesso così: sia mamma che papa' lavorano 4 giorni alla settimana, così il bambino va all'asilo solo 3 giorni e costa molto, molto meno! Un po' goffo, come solo certi papa' riescono ad essere quando si trovano alle prese con bambini troppo piccoli per giocare a pallone, o per parlare...E scattava foto. Sull'altalena, sullo scivolo, davanti alle papere (oche egiziane volevo dire). Chissà forse voleva mostrarle alla mamma:" ehi mamma, tu che mi critichi sempre, guarda qui, guarda come ci divertiamo, guarda quante cose impariamo a fare insieme! Dammi fiducia una volta tanto! Sono bravo, lo amo quanto te, anche se gli cambio il pannolino 10 minuti più tardi"

Facciamo una pausa sulla panchina Bibo, raccontami una storia, raccontami di quella volta che hai dato un bacino a Molly.

C'e' anche lei. O meglio c'e', ma non veramente. Una bimba di 3 anni, l'altra forse uno. Gli auricolari ben piantati nelle orecchie. Uno scivolo, un "Wiiiiiii ", la bimba che le tira la giacchetta e lei alle auricolari:" We really need you on board on this project, Abbiamo davvero bisogno della tua collaborazione in questo progetto, il CEO della compagnia conta su dite, abbiamo bisogno di organizzare un meeting al più presto con il cliente....bla bla bla". E' stanca, e' nervosa, cambia pannolini senza averne voglia, le occhiaie di chi non ha dormito un gran che ed un fare rabbioso e scostante con le figlie.
Ed alla mammaInSe si stringe un po' il cuore, perché e' l'unica, in quel grande campionario umano, ad essere chiaramente nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non veste panni comodi quella mamma con glia auricolari, non ha alcuna voglia di passare la mattinata a spingere l'altalena, a saltare sul pampano o fare collane di margherite.
E la mammaInSe le vorrebbe dire:" ehi, va bene così, se ti pesa allora non farlo. Non sei costretta. Torna dalle tue figlie quando il meeting e' finito, quando sarai con loro, anche con la testa. Sarete più felici tutti e tre. Segui le tue ambizioni e la tua strada, non devi rinunciare, devi solo trovare una soluzione diversa. Non vestire panni che non ti appartengono o finirai per strapparli."

Ma e' tardi ora, ognuno per la sua strada, uscendo lentamente dai cancelli. E che sia una buona giornata.

Wednesday 20 May 2015

Il Colloquio

C'e' sempre questa cosa che la mammaInSe chiama il Limbo della Casalinga, che e' quel non saper che fare di se quando all'improvviso figli e marito chiudono la porta di casa, in uno sventolio di giacche e cartelle, risate e singhiozzi. C'e' quel silenzio inframmezzato dal ticchettare di orologi rumorosi, che, invece che incitarla all'azione, la paralizzano un pochino.
Sono state vagliate molte idee sul cosa la mammaInSe dovrebbe fare da grande, perché e' vero che un lavoro ed un'educazione ce li aveva, ma tutto sembra così remoto e così passato, così stinto e dimenticato, che a volte le viene pure il dubbio di essere stata proprio lei la protagonista di quella vita passata e senza figli.
Aveva alcuni progetti, accozzati disordinatamente sul comodino, perché il comodino, per la mammaInSe, e' la traccia dei pensieri, il famoso specchio dell'anima, dove si accumulano desideri ed idee e poi si lasciano li' a prendere la polvere.
Se uno guardasse con attenzione su quel comodino, troverebbe manuali di scrittura creativa, libri di fisica cosmologica e sussidiari di algebra per le scuole secondarie, tutti progetti un po' sbiaditi, che aspettano quel tempo che non arriva, quella decisione che proprio non sa prendere, quella ricerca spasmodica di quell'equilibrio che non esiste, fra figli e lavoro, carriera ed amore, realizzazioni personali e senso del dovere.
Ma forse, se la mammaInSe si guardasse dentro dentro, con un po' di onesta' intellettuale, capirebbe che per ora non c'e' nessuna decisione da prendere, che non ce la fa a mollare tutto per inseguire qualcos'altro, che quelli piccoli sono ancora piccoli e lei proprio non ce la fa a lasciarli alle cure di qualcun altro, non ancora. I suoi bisogni possono ancora coincidere con i loro, ancora per un po'.

Allora ha trovato un compromesso, un lavoro che non e' un lavoro perché non e' pagato.
E' per una delle mille charity che convivono in Inghilterra, quindi da noi si chiama volontariato, ma e' necessario impegnarsi per un anno, sottoporsi ad un paio di colloqui ed un paio di giorni di corso. Ed alla mammaInSe e' piaciuta molto questa iniziativa, perché si parla di bambini, e di scuole e di libri, e dell'importanza della lettura.
E chissà, si potrebbe forse un giorno anche trasformare in un lavoro, ma ci vuole esperienza, e l'esperienza si guadagna sul campo.
Per ora e' una cosa piccola, piccolissima, talmente piccola che, messa sul comodino, andrebbe persa in mezzo alla polvere. Ma e' il mio compromesso, e' il mio crearmi uno spazio senza disturbare gli equilibri conquistati. E' il mio equilibrio fra ME e NOI.

Tuesday 19 May 2015

Maledetta Bilancia

L'ha guardata con aria di sfida, l'ha affrontata. C'e' salita sopra con una certa disinvoltura, fischiettando, facendo finta di nulla.
Maledetta bilancia.
"Bibi non mettere i piedi sulla bilancia mentre la mamma si pesa. Ah sei in camera tua, allora non eri tu. Boh, forse s'e' rotta. Si, si e' rotta, non c'e' altra spiegazione. Che poi chissà perché abbiamo comprato quella digitale. Non andava bene quella con l'ago che bastava incrociare un po' gli occhi, buttare la testa un po' più a sinistra ed il gioco era fatto, quei chiletti di troppo spariti in un'illusione ottica.
Invece no.
Sta stronza pure gli etti ti fa vedere.
Pero' secondo me s'e' rotta. E non sono gli etti, non e' il numero, e' quel ditino accusatorio che parte da quei numerini lampeggianti.
Bip Bip, te lo ricordi il tiramisu dell'altra domenica? Bip Bip, ma il gelato non l'avevi comprato per i bambini? Come e' che la vaschetta e' vuota? Bip Bip guarda che nella dieta 5:2 non e' che le calorie oltre le 500 consentite smettono di valere se smetti di contarle. Bip Bip, e chiudi quel barattolo di Nutella.
Ok, tutto sotto controllo, presumiamo per un secondo che non sia rotta (ma si che e' rotta, non vedi come e' vecchia? decrepita? c'avra' tutti i chip ossidati), occorre mettersi ai ripari, da ora, da subito, niente buoni propositi della domenica, se deve essere dieta, che dieta sia, ORA, ADESSO, IMMEDIATAMENTE. E che non mi si dica che non sono una donnina decisa e risoluta.
Bibo, la mamma e' tristissima, andiamo per favore a comprarle un paio di scarpe? Le scegli tu? Andiamo bene.."

Cosi' la mammaInSe si e' consolata con due paia di scarpe (Mr.M. giuro erano in saldo estremo, costavano pochissimo, anzi un po' di meno), che si sa che un booster di endorfine da shopping consolatorio aumenta il metabolismo e poi dimagrire e' un secondo!
Poi la mammaInSe e' stata bravissima per tutto il giorno: minestrina, frutta, verdura, litri di tisane, per non parlare di quando e' stata a guardare i bambini mentre sperlenguavano il gelato. E lei niente, inossidabile, inattaccabile, incorruttibile, non li ha neanche aggiustati quei gelati colanti!
All'ora di cena ha affrontato con coraggio il frigorifero.
Broccoli, ottimo, pollo, perfetto.

Ecco, la mammaInSe non e' sicura che aver impanato e fritto il pollo sia stata un'ottima mossa a livello calorico, ma buono era buono, questo e' insindacabile!
Ma vedrete che da domani......

Monday 18 May 2015

Tremendamente Civile

"Bambini, forza, di corsa, presto che e' tardi! Perché uscire di casa deve essere questa fatica epica? C'e' la fiera giu' al villaggio, l'evento mondano del nostro quartiere dimenticato dal consumismo. C'e' il sole che brilla e la mamma ha controllato su tutte le app di questo mondo: da domani torna l'inverno, 10 gradi secchi, pioggia a secchiate, vento turbinante. L'estate e' oggi e forse un paio di giorni a luglio se ci dice culo, quindi forza, fuori di casa all'istante che sono già le 2.30 che lo sapete che alle 5 in punto chiude tutto, puntuali come la morte"

"Allora siete pronti? Bibo, amore piccolo e matto, cosa ci fai con i pantaloncini corti e gli stivali da pioggia? Bibi, principessa di mamma, vai sempre in giro nuda e oggi ti sei messa il vestito a costine di velluto di due inverni fa che ci sono 30 gradi? No amore, non ha le maniche corte, quando l'ho comprato due anni fa erano lunghe.
Bambini sembrate fuggiti da un orfanotrofio in fiamme, se fossimo in Italia ci manderebbero la buoncostume. Vabbe' pazienza, e' tardi, tutti in macchina e ricordiamoci di non fare foto per non serbare ricordi di come vi mando in giro che se le vedono i nonni ci fanno rimpatriare"

Dopo svariati strilli, minacce, bronci e capricci, la famigliaInSe e' uscita di casa ed e' miracolosamente riuscita ad arrivare al parco prima che la fiera Vittoriana (Victorian Fun Fair) chiudesse battenti, baracche e burattini. Certo, nel frattempo l'estate e' finita ed il tepore dei 25 gradi ha lasciato spazio ai 10 gradi autunnali, così, senza avvertire, giusto il tempo di pensare "mi sono dimenticata le giacche". Ma per fortuna siamo a Londra, la Bibi aveva il suo vestito di velluto di 3 taglie troppo piccolo, il Bibo, i piedi al caldo negli stivali, ed il parco era pieno di bambini mezzi nudi ed adulti vestiti da cretini.
La Bibi ha affondato tutta la faccia nel suo primo zucchero filato di cui la mammaInSe ha trovato le ultime tracce stamattina sottoforma di un gigantesco ed inestricabile nodo nei capelli. Si e' appiccicata dita, guance e naso con quel grosso nuvolone rosa e mai musino sporco e' stato più felice e zuccheroso.
E poi ci sono stati trenini a vapore e ruote panoramiche, tiro al bersaglio e pesca miracolosa, in un'atmosfera vagamente decadente e senza tempo.

Fino alle 5 si intende, 5 in punto e non un minuto in più che alle 5.30 c'e' da mettere la cena in tavola.
Ed alla mammaInSe, oramai, tutto cio' sembra tremendamente civile e normale.

Friday 15 May 2015

E' cotto

I figli so piezz'e core, gioie e dolori, affetti ed affanni.
 Inenarrabili i dolori delle madri dei maschi, che, dopo anni di totale predominio nella sfera sentimentale dei loro bambini, vedono lo scettro deposto dalla prima Fifi' di passaggio.
"Bibo la maestra mi ha detto che c'hai la fidanzata. Come osi farmi questo che non c'hai nemmeno 3 anni?"
"Zi mamma, z'ho l'amica plefelita"
"E come si chiama quest'amicA"
"Zi chiama Molly" (occhio a cuore, sguardo perso)
"E come ha i capelli Molly? Ha i capelli biondi?"
"No no"
"Allora ha i capelli neri?"
Sospiro, occhio a cuore, sguardo all'orizzonte
"Mammina, Molli z'ha i capelli beeeelli"
E' cotto, proprio cotto.

Wednesday 13 May 2015

Piccolo e Carino

E' stata una di quelle giornate che iniziano con entusiasmo ed energia, si intramezzano con un paio di capricci e l'occhio disperato del "ma chi me l'ha fatto fare", ma finiscono solitamente con una stanchezza totale ma serena, gambe molli ma rilassate.
E' cosi' che la mammaInSe ha visto due occhioni annoiati che la imploravano di inventarsi qualche intrattenimento eccezionale per la giornata e, conscia del fatto che con quello piccolo non ha mai fatto troppi sforzi perche' era sempre troppo impegnata ad arrivare alla fine della giornata con la testa ancora attaccata al collo, ha deciso:
"Ma si Bibo, prendiamoci il treno e la metropolitana, immergiamoci in un bagno di folla cittadino ed andiamo a vederci i dinosauri al museo di storia naturale".
E cosi quello piccolo ha infilato la merenda nello zainetto rosa delle principesse, ha porto la manina speranzosa alla mamma, ed e' partito all'avventura, concentrato e consapevole.

Sulla via si e' dimostrato un compagno di viaggio mielose e bacioso, esternando sentimenti, baci e abbracci, senza pudore in mezzo alla folla:
" Mammina ti vollio tanto."
"Mi vuoi tanto cosa piccolo orsetto del cuore appiccicoso?"
"Ti vollio tanto e basta" Mentre con fare approccioso appoggiava la guancia sulla mano della mammaInSe.

La mammaInSe e quellopiccolo hanno scoperto un meraviglioso tendone nel giardino nel Natural History Museum, con centinaia di farfalle che svolazzano di fiore in fiore e di bambino in bambino. Ed anche quellopiccolo si e' ammutolito per 10 miracolosi minuti.
Hanno poi visto i dinosauri, compreso un Tirannosaurus Rex, a dimensioni reali, che si muove ed emette grugniti terrificanti ed ha causato una crisi di pianto isterico del Bibo, ed anche un po' della mammaInSe.
"Ma Bibo era finto, era come un giocattolone spaventoso ma fintissimo"
"Ma io lo sapevo mamma, fazevo solo un po' finta"
"Allora vuoi tornare indietro a vederlo"
"NUooooooo, vollio andale a casa"

Hanno poi visto balene, giraffe, ippopotami, moffette, cavalli, zebre, pitoni e fringuelli. Donnole, orsi bianchi, bruni e grizzly (Mammina gualda, c'e' olso, ma dove e' Masha????), secuoie giganti, gufi e falchi. Hanno scoperto i nomi in inglese di animali che non sapevano neppure esistessero. Hanno anche scoperto che la CHEETAH non e' un tipo di scimmia, come distrattamente credeva quell'ignorante della mammaInSe, ma e' nientemeno che il ghepardo.
Hanno mangiato flapjacks, gelati e caramelle.
Si sono seduti sulla grande scalinata del museo ed hanno chiacchierato, come due compagni di viaggio, a proprio agio nella reciproca compagnia. Hanno chiacchierato per davvero, guardandosi negli occhi ed ascoltando ogni parola, come accade di raro, che di solito le parole si confondono al sottofondo della televisione, o della lavastoviglie o al tintinnio dei piatti che vengono messi sul tavolo.

All'uscita dal museo il Bibo si e' pure riappacificato con i dinosauri. Ne ha trovato uno, di peluche, minuscolo:
" Mammina gualda, questo e' piccolo e molbidino molbidino. Questo qui si' che e' calino"
E del resto come dargli torto?

Thursday 7 May 2015

Shellshocked - giornate rumorose

I figli, si sa, arrivano con un corredino di shocks di diversa natura da imporre ai genitori.
C'e' lo shock da mancanza di sonno, da mancanza di intimità, da eccesso di capricci, da preoccupazione costante, lo shock della sveglia all'alba domenicale, della colazione lanciata sul muro senza parlare della prima volta che ti trafiggi la pianta del piede con un mattoncino dei lego.
Ma quello che la mammaInSe patisce al di sopra di ogni altra tortura e' lo shock da decibel spaccacranio e rumore costante. Voi prendete una donnina, figlia-unica-nipote-unica, piuttosto taciturna, piuttosto silenziosa, che ascolta la televisione al minimo e la radio anche un po' di meno. Ecco, a suddetta donnina, date due bambini incapaci di stare zitti, pure mentre masticano, soprattutto mentre masticano! Parlano anche mentre leccano il gelato, ma come fanno?
I bibi parlano, chiacchierano in continuazione, sono estremamente opinionati e combattono i diversi punti di vista fino all'ultima corda vocale. Se non parlano cantano, se non cantano, urlano. Se non cantano, non parlano, non urlano, allora probabilmente dormono. Ma non crediate che questo li fermi perché i bibi parlano pure nel sonno, e se non parlano, russano!
I bibi pronunciano la parola mamma a frequenze ultrasoniche, si danno il cambio, si sovrappongono, ma non smettono MAI.

Avete presente quei film di guerra in cui c'e' un casino infinito, urla, mitragliatrici, pistole, aerei. poi all'improvviso cade una granata vicino al protagonista ormai allo stremo delle forze. E poi più nulla. Tutto scorre uguale a prima intorno al nostro eroe, ma lui non sente più nulla se non un lontano ronzio. Qui si dice shellshocked. 
Ecco, la mammaInSe, quando spegne la luce per andare a dormire, e' shellshocked.

Wednesday 14 January 2015

Bianco


Bianco. Cosi bianco che non potevo distinguere il soffitto dalle pareti del lungo corridoio, così bianco che sembrava estendersi all'infinito sopra la mia testa, così bianco che solo la lunga camiciola da notte appiccicata al ventre e perle di sudore sulla fronte mi facevano intuire il fitto vapore che mi avvolgeva. Come se qualcuno avesse lasciato una doccia d'acqua bollente aperta per ore.
E poi, si, eccolo! Il rumore dell'acqua che scrosciava dallo scarico; unico rumore in una nebbia bianca.
Il cigolio di una porta, qualcuno dietro di me che lascia passi umidi sull'ebano del pavimento (splish splash), e dentro, nello stomaco, un gorgoglio mi dice che quei passi, lenti e ritmati, cercano me.
Il bagno, bianco, avvolto dalla fitta nebbia di una doccia lasciata aperta per nessuno. Mi avvicino per girare la manopola e frenare quello scroscio fumoso, ma con la coda dell'occhio colgo un movimento al mio fianco. La camicia da notte zuppa di acqua e di sudore mi si attorciglia alle gambe, i laccetti del corpetto pizzato mi solleticano il petto e le braccia. 
E' solo lo specchio, il movimento del mio riflesso, ma il vapore ha appannato lo specchio, spezzando l'immagine.
Vedo le braccia, immobili lungo i fianchi, il petto che si alza e si abbassa a ritmo forsennato seguendo i miei respiri, il collo lungo, bianco, rigido, e poi nulla. La testa persa fra le gocce di vapore. 
Allungo la mano per pulire lo specchio; vedo la mia mano alzarsi, avvicinarsi, sdoppiarsi, sfregare lo specchio, ma il mio volto rimane avvolto in una nube bianca, bianca come i muri alle mie spalle, così bianca che il collo sembra finire con uno spacco improvviso, impaurito, senza testa a comandarlo.
I passi molli si avvicinano, lenti, cadenzati, splish, splash. Una nenia familiare, sussurrata all'infinito, splish, splash. Vedo un piede, nudo e bianco, raggiungere la soglia del bagno, la camicia da notte bianca, avvolta alle gambe, un'unica perla di sangue, scivolata dalla mano ferita che si aggrappa allo stipite.
Guardo inorridita la cicatrice sulla mia mano, la verità da cui non si può più scappare.  E' tardi. Conosco il volto che sta per comparire da quella porta. Gli scarti di una vita che avevo ucciso e seppellito, il marcio che avevo rinchiuso e dimenticato. Un fremito di terrore mentre guardo agonizzante il mio volto, pallido e malvagio, varcare la soglia del bagno. Splish splash.

Poi ti svegli e sono le 5 del mattino. Alla sola idea di richiudere gli occhi ti si arricciano i peli sul collo e c'hai una fifa blu che lo sai che appena ti riaddormenti quella la' con lo sguardo truce e la tua faccia attaccata al collo, torna a finire il lavoro! Ti scappa una pipi' bestiale, che dopo il secondo figlio non e' che te la puoi tenere all'infinito, ma piuttosto che alzarti e andare in bagno, te la fai anche addosso! Meglio la vergogna che vedersi riflessa nello specchio senza testa!
Maledicendo le decine di libri dell'orrore che ti sei divorata dagli 11 anni in poi, ti riprometti che ai tuoi figli solo Susanna Tamaro e Rosamund Pilcher!
O forse no...

Thursday 1 January 2015

La Verita' in un Carrello

Le vacanze della famigliainse, iniziate con una partenza intelligente alle 4 del mattino del 24 i cui postumi sono stati smaltiti a Santo Stefano, procedono grasse e felici. 
I Bibis scorrazzano felici in totale regime anarchico autogestito, in cui decidono autonomamente quando andare a letto, quando svegliarsi, quando mangiare e come vestirsi, con risultati atroci ed imprevisti tipo un "pisolino" di quello piccolo dalle 9 alle 11 di sera con conseguente cena alle 11.30.

Il Capodanno ha visto famigliainse ed amici organizzare un cenone ipercalorico che avrebbe potuto sfamare meta' della ValdiChiana. Da buona tradizione e'stato  organizzato lo squadrone punitivo da spesona per il cenone. Alle 4 del pomeriggio del 31. Impavidi e coraggiosi abbiamo fatto a spallate per l'ultimo cotechino precotto. In un'ora, intensa e senza tregua alcuna, abbiamo riempito un carrello di carboidrati, proteine, vegetali e ci siamo pure ricordati la frutta, che non vorrai mica far mangiare solo porcate ai bambini!
 In extremis abbiamo lanciato nel carrello pure due bottiglie di prosecco per il brindisi. Fieri e sudati ci siamo avviati verso la via crucis della coda alle casse dell'ipercoop, ammirando i cespi di insalata, le bistecche, le lenticchie e pure qualche mela che riempivano il nostro glorioso carello. Ah si, pure le 2 bottiglie di prosecco.

E' stato un attimo, uno sguardo al carrello dei ragazzetti alla cassa vicino alla nostra. Coca, rhum, rhum, coca, gin, sprite, rhum, coca, vodka, rhum, 5kg di pennette rigate, un sugo pronto, patatine, rhum, coca, birra, birra, birra.

La sciabolata della mezza eta' e' arrivata cosi', fra capo e collo nello spazio di un carrello della spesa!
Non ci e' rimasto altro da fare che estrarre la tessera soci-coop, i sacchetti di yuta riciclabili, e dileguarci nella folla.
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