Thursday 23 October 2014

Sparizioni


Ultimamente nella casainse accadono fenomeni inspiegabili, sparizioni paranormali che lasciano la mammainse in preda ad ansie da demenza precoce.
Per primi sono stati calzini e mutande. Non un solo paio ma Tutti gli (orribili) calzini bianchetti da ginnastica che la mammainse usa per stare a casa e tutte le (anonimissime) mutande bianche che la mammainse tiene nel cassetto. Li ha cercati ovunque, ha aperto pure il freezer tanto per essere sicura di non aver escluso alcuna pazzia casalinga. Ha cercato negli armadi dei bambini, nella stanza degli ospiti, in soffitta ed in lavatrice. Eppure ricordava perfettamente di aver passato un tempo apparentemente infinito ad appaiare calzini e piegare mutande. Ha persino pensato che fosse una spinta non del tutto subliminare di Mr.M. a dare finalmente una svolta allo (svaccatissimo) abbigliamento casalingo.
Ha cercato, ha imprecato, ha riflettuto, ha additato ed ha poi deciso di accantonare momentaneamente il
Problema, che si sa che la casa nasconde ma non ruba e prima o poi (chissa' magari cercando le scatolette di tonno) sarebbe rientrata in possesso dei beni perduti.
L'indonani e' poi arrivata la spesa che la mammainse fa diligentemente e settimanalmente online. Mentre metteva a posto aveva la costante sensazione che mancasse qualcosa, che qualche pacchettino si fosse smaterializzato, che la cena programmata per il venerdi non avesse raggiunto il frigo, ma fra fagiolini, bistecche, hamburger e panetti di formaggio, non riusciva a raccapezzarsi sul pacchetto mancante. O forse non mancava nulla. Eppure mancava qualcosa. O forse no. Nel dubbio la mammainse ha fatto l'inglese e s'e' preparata un te'.

Un silenzio circospetto ha poi costretto la mammainse a controllare le nefande azioni di quello piccolo, e proprio li, nella stanza dei giochi, dove fino a pochi minuti prima regnava un ordine quasi dignitoso, giacevano due filetti di branzino adagiati su uno strato di calzini bianchi  e mutande, rimaterializzatisi da chissa' quale nascondiglio segretissimo.
A questo punto manca all'appello solo una maglia del pigiama. La mammainse ha smesso di cercarla in giro per casa, ma torna regolarmente a scrutare il pavimento della sala dei giochi sperando in una magica ed improvvisa rimaterializzazione!

Wednesday 8 October 2014

La Storia delle Farfalle



La storia delle farfalle funziona sempre. Non e' una questione di cliché, non e' una questione di eta'.
Me lo ha insegnato la Bibi stamattina.

-Mamma sai quel bambino dell'altra classe?
-No amore, siete in 60, la scuola e' appena iniziata e sono fortunata se mi ricordo il nome della tua maestra.
-Ma si mamma, quello che l'altra notte mi sono ricordata il nome
-Ah, quello per cui mi hai svegliato alle 3 del mattino urlettando di gioia sul letto, folgorata dall'epifania di un  nome. Si amore, me lo ricordo benissimo, anche le mie occhiaie se lo ricordano.
-Ieri l'ho seguito a ricreazione e gli ho parlato
-Bibi, cosi pero' non iniziamo tanto bene, se continui a seguirlo finisce che la sua mamma ci denuncia per stalking. E poi ti devo fare un bel discorso su come funziona: lasciati inseguire, guardalo ma poi girati dall'altra parte, tiratela un po' che senno' crede che sei una facile, fingi di non essere interessata, non fare la prima mossa, nemmeno la seconda. Insomma Bibi, e' complicato, facciamo che ne riparliamo quando compi 15 anni?
-No mamma, io l'ho inseguito e gli ho chiesto se gli piacciono le farfalle.
[espressione assorta della mammaInSe che fatica a stare dietro alla logica della 5enne]
-…
-E lui ha detto di si, che gli piacciono molto!
-Ottimo, un bambino sensibile a cui piacciono le farfalle invece che aracnoidi o disgustosi esseri striscianti.
-E allora io gli ho detto che in camera mia ho le farfalle sul muro e sulle tende e che deve venire per una playdate a vederle

(La carta da parati in camera della Bibi)


E voi che credevate che la scusa del "ti invito a casa a vedere la collezione di farfalle" fosse retaggio di ultraquarantenni single con una innata e leggermente disgustosa passione per animali morti spiaccicati in un libro!

Tuesday 7 October 2014

Pinkification e gli Stereotipi Inconsci




"Un padre e suo figlio stanno facendo un giro in bicicletta. All'improvviso un camion sbanda, mandando il ragazzino fuori strada. Il ragazzino viene subito portato all'ospedale, ma vedendolo sul lettino della sala operatoria il chirurgo esclama:" Non posso operare questo bambino: e' mio figlio""

Adesso ditemi a brucia pelo cosa avete pensato, avete avuto un dubbio? Avete riletto il paragrafo per essere sicuri di aver capito bene?
Eppure se vi chiedo se i chirurghi possono essere uomini o donne, risponderete di si, tutti, all'unisono! C'e' uno stereotipo la' dove credevamo non ci fosse più.


Ci sono associazioni (http://www.lettoysbetoys.org.uk da cui ho preso l'esempio sopra) che si prefiggono di combattere gli stereotipi legati al sesso e vogliono partire proprio da li, dalle strategie di marketing utilizzate per i giocattoli, sottolineando il fatto che quello che i bambini percepiscono come "normale" negli anni formativi, li condizionerà per il resto della loro vita ricercando un"uguaglianza di genere" che inizi dalle scuole primarie piuttosto che venire imposta in un futuro in modo artificioso (tipo "quote rosa" o "discriminazione positiva")

C'e' un'osservazione alla base di tutto: i giocattoli per maschi e femmine, non solo sono profondamente diversi fra loro, ma anche il linguaggio usato per il gioco (o per promuovere il gioco) e' completamente diverso. Guardate le figure qua sotto e ditemi che non e' vero!


                                          immagine da www.achilleseffect.co.uk

                           

                                            Immagine da www.achilleseffect.co.uk

Il fine e' modificare queste differenze, ma non la natura intrinseca dei bambini.
Il fine ultimo e' NON limitare le loro possibilità. Lasciare a loro la scelta, senza etichettare i giochi, senza porre limiti alla loro creatività, senza farli sentire diversi.

Avere un maschio ed una femmina in casa facilita molto il compito. Anzi, oserei dire che avere una femmina più grande del maschio, facilita molto il compito perché se tutto sommato alla Bibi ho comperato sia trenini che macchinine quando era piccolina, forse al Bibo non avrei comprato bambole, principesse e passeggini. Ed avrei commesso uno sbaglio. Un grosso sbaglio.

Il Bibo ama immensamente giocare con le bambole, far finta di cucinare e vestirsi da principessa, così come si ferma incantato al parco ad osservare gru, scavatrici e trattori.
All'asilo quando lo vado a prendere, mi capita spesso di vedere altri maschietti con le "clippy-cloppy shoes" ovvero le scarpette delle principesse che non solo sono coloratissime ma fanno anche un magnifico clip-clop quando si passeggia avanti ed indietro!

Certe esasperazioni come i genitori svedesi che per 2 anni non hanno voluto dire a nessuno il sesso del loro bambino/a (di cui qui) in modo che non gli fossero imposti stereotipi e venisse cresciuto in quanto "individuo" e non maschio o femmina, mi lasciano un po' perplessa. Simo sicuri che facendolo sentire diverso facciamo davvero un favore a questo bambino? Pero' non posso negare che abbiano aperto un enorme vaso di pandora che ha acceso discussioni (costruttive e non) in tutto il mondo.

Come al solito non amo le estremizzazioni e mi impegno per dare quanta piu' libertà possibile ai miei figli: che sia nel gioco, nelle letture o su cio' che decidono di indossare.
Credo sia necessario seguire le naturali inclinazioni dei nostri figli, cercando di non limitare mai i loro esperimenti esplorativi ma guidandoli ad essere gentili e rispettosi degli altri, anche e soprattutto di quei bambini che a loro sembrano diversi, perché giocano in modo diverso o mangiano o si vestono in modo diverso o ancora hanno una famiglia diversa.

Non neghero' a mia figlia di giocare con le Barbie o vestirsi da principessa perché sono troppo "rosa" e non le vieterò di fare le lotte con le spade, di giocare a calcio o ai pirati, così come non lo vieterò a mio figlio.
Penso che la differenza di genere esista e che non ci sia nulla di male. Credo che la differenza di genere non sia sentita e vissuta da tutti i bambini allo stesso modo, ed anche in questo non c'e' nulla di male. Credo che il male dei mali, il cancro degli stereotipi, nasca quando la differenza di genere viene imposta, quando nel negozio di giocattoli al maschietto viene negato di comprare una coroncina da principessa e quando ad una ragazza viene detto di cambiare idea, di non studiare da chirurgo perché sarebbe una carriere troppo faticosa per una donna.

E voi di che idea siete? Per cancellare stereotipi e preconcetti abbiamo davvero bisogno di giocattoli gialli, oppure basterebbe che noi genitori avessimo le frontiere un po' più aperte e fossimo più' sensibili ai singoli bisogni ed alle singole attitudini dei nostri figli, insegnando loro lo stesso rispetto per il prossimo che noi abbiamo verso di loro?

Friday 3 October 2014

La Logica che Risolve

Dopo un mese faticoso, in cui si e' sentita un po' sprofondata in un buco da cui non riusciva ad uscire, la mammainse sta cercando affannosamente di scoprire che programmi ha per un futuro non proprio prossimo, cercando di scaricare ondate di energia negativissima in forza costruttiva (o almeno questo e' il suo piano diabolico)
SI e' ridistribuita il suo mazzetto di carte davanti ed ha cercato di riordinarle per importanza.
Si e' tornata a chiedere se il lavoro sia un diritto od un dovere, senza purtroppo riuscire a darsi una risposta concreta e decisiva.
Vorrebbe un giorno riciclarsi in qualcos'altro. Qualcosa che le permetta di essere una mamma presente e felice, ma per quanto giri e rigiri quella benedetta matassa che si trova fra le mani, non ne trova il capo.
Non trova il modo di far funzionare tutto, di oliare il meccanismo finche' tutto torni a resto zero.
Vorrebbe continuare ad occuparsi dei propri figli, regalare loro il lusso di non essere sempre di corsa ed affannti, avere il tempo di perdere tempo con loro, senza sbatacchiarli pensando "presto che e' tardi, presto che e' tardi", senza pero' fare "solo" la mamma, che quel "sololamamma" a volte suona come una condanna, come un'appiattimento di cio' che sei, appioppandoti il ruolo di spettatrice alla vita degli altri.

La mammaInSe ieri e' stata invitata ad una giornata di osservazione in una scuola, in cui ha diligentemente seguito i professori di matematica e di fisica per un'intera giornata, solleticando l'idea di rispecializzarsi e magari insegnare.

Ha assistito ad un'ondata di ragazzine, di risate, di pianti, di urletti e saltelli, alle file più o meno silenziose per la ricreazione o per la mensa, a fronti corrucciate davanti ad un foglio a quadretti.

Ha ritrovato una strana tranquillita' osservando equazioni scritte ordinatamente alla lavagna, colonne di uguali allineati uno sull'altro. La calma e la serenità di problemi con una soluzione unica ed irrevocabile, così puliti e lontani dal gran casino della vita. Il fascino della logica che risolve, senza se e senza ma. La bellezza di una materia che basta a se stessa, self-contained, come si dice qui, che non ha bisogno di essere applicata e sporcarsi con il quotidiano.

La mammaInSe non sa ancora quale sia la decisione più sensata da prendere, ma se solo potesse applicare la stessa logica che risolve a tutti i dubbi della vita, forse non ci sarebbero più buchi in cui perdersi sul suo cammino.

E adesso ditemi: per voi il lavoro e' solo una necessita' per arrivare a fine mese o e' un mezzo per realizzarvi, che vi definisce e vi completa?
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