C'e' quel dentino, il primo che e' caduto, che mi ha preso un po' alla sprovvista. E si, lo so che aveva avvertito con largo anticipo, muovendosi e dondolandosi per giorni e giorni, in una lunga danza propiziatoria all'arrivo della fatina dei denti.
Che poi anche questa fatina, che complicazione! Un bel topino che scambia il dentino con un soldino posizionato sotto il bicchiere della cucina? Invece qui c''e la fatina, che cerca il dentino sotto il cuscino ed oltre il soldino lascia un po' di polvere di stelle.
Quando sarai più grande ti racconterò le acrobazie per cercare un dente minuscolo sotto il cuscino, possibilmente senza svegliarti.
Ma io no, non ero ancora pronta a veder quel dente appoggiato sul letto, a vedere te ancora un po' più grande, criceto di 5 anni.
Il primo dente ad andarsene e' stato il primo ad arrivare e mi sembrava proprio che fosse ieri, o l'altro ieri al massimo, quando ti ho messo un cucchiaino in bocca per far tintinnare quell'ombra di dente, per essere proprio sicura che non fosse un frammento della mia immaginazione, ma una pura meraviglia ortodontica.
Bambina mia, tu non lo sai, ma quel primo dentino e' stato più importante per me che per te. E' stato un segnale di cambiamento nei primi mesi di maternità, così faticosi ed ombrosi; e' stato il primo segnale che non saresti stata una minuscola neonata piena di bisogni e dall'urlo facile per sempre, ma ti stavi trasformando piano piano nella mia compagna di vita, sempre un po' strillante, ma brillante e bellissima.
Quindi no, non ero ancora pronta a mettere quel dente sotto al cuscino e vedere il tuo sorriso trionfante e bucato.
Poi siamo andati in gita scolastica e, sull'autobus, di fianco alla bambina abbracciata al cestino rivestito di plastica che vomitava, c'erano anche due bambini impegnati ad estrarsi vicendevolmente i denti dondolanti. Con perizia ortodontica, l'estrazione e', ahimè, andata a buon fine, e mi sono ritrovata a porgere alla maestra i denti da presentare ai genitori al ritorno dalla gita.
Devo ammettere che questo ricordo ha tolto non poca poesia al secondo dente caduto, compresa la realizzazione che ce ne sono altri 18 da affrontare. Magari alla prossima gita scolastica mi do malata!
Friday, 12 June 2015
Tuesday, 9 June 2015
Come Una Bottoglia Di Champagne
Il Soft Play e' quel luogo di perdizione dove prima o poi ogni mamma finisce, vuoi perché invasa dai sensi di colpa di una mattinata in cui i bambini sono stati trascinati a fare la spesa, alle poste, dal dottore ed alla banca. Oppure semplicemente per sfuggire alle intemperie atmosferiche, che, ahimè qui nella piovosa terra di albione, colpiscono inesorabili 12 mesi all'anno.
Il Soft Play rievoca memorie di infanzia: lo stesso odore di chiuso e di piedi che c'era nella palestrina sotterranea dove ti portavano a fare ginnastica il martedì sera. Soprattutto di piedi.
Il Soft Play e' un luogo malefico dove non puoi lasciare da soli quelli più grandi perché finiscono a darsele di santa ragione o ad annegarsi vicendevolmente nella piscina di palline colorate. E non puoi lasciare da soli quelli più piccoli perché si incastreranno in punti irraggiungibili, non riusciranno più a tornare indietro, avranno paura dello scivolo troppo alto o cadranno di testa dagli scalini, imbottiti, per carità, ma ripidissimi e scivolosi.
Il Soft Play e' quel luogo che fa impallidire ogni prova costume: se superi la taglia 46 non riuscirai mai ad infilarti fra i pertugi e passaggi studiati ed architettati con grande probabilità da un uomo vagamente sadico e senza figli. E proprio mentre ti isserai fra un livello e l'altro e rimarrai incastrata in un buco decisamente più piccolo del tuo deretano, deciderai irrevocabilmente di iniziare quella dieta che postponi da Natale.
Il Soft Play e' un labirinto diabolico di griglie e reti da pesca, dove vedi tuo figlio ingarbugliato nel ponte tibetano, ma non riesci a raggiungerlo nel dedalo di micropassaggi, saliscendi e trabocchetti, e proprio quando sara' incastrato nel punto più alto e meno accessibile, inizierà a piangere perché gli scappa la pipi. E lui la farà li', fra il ponte sospeso e lo scivolo a tubo turbinante.
Al Soft Play dovrai iniziare a fare i preparativi per il ritorno a casa circa mezz'ora prima dell'orario previsto, perché quello e' il tempo che impiegherai a raggiungere il bambino, ad acchiapparlo ed a ripercorrere il labirinto infernale all'indietro. Perché no, tu ed il tuo di dietro, nello scivolo a tubo turbinante non entrerete mai, nemmeno sotto tortura, perché sai già che ti ci incastrerai dentro, verrai presa da un attacco di claustrofobia e per tornare a casa ti dovranno stappare come una bottiglia di champagne. Solo che tu sarai solo il tappo di sughero.
Il Soft Play rievoca memorie di infanzia: lo stesso odore di chiuso e di piedi che c'era nella palestrina sotterranea dove ti portavano a fare ginnastica il martedì sera. Soprattutto di piedi.
Il Soft Play e' un luogo malefico dove non puoi lasciare da soli quelli più grandi perché finiscono a darsele di santa ragione o ad annegarsi vicendevolmente nella piscina di palline colorate. E non puoi lasciare da soli quelli più piccoli perché si incastreranno in punti irraggiungibili, non riusciranno più a tornare indietro, avranno paura dello scivolo troppo alto o cadranno di testa dagli scalini, imbottiti, per carità, ma ripidissimi e scivolosi.
Il Soft Play e' quel luogo che fa impallidire ogni prova costume: se superi la taglia 46 non riuscirai mai ad infilarti fra i pertugi e passaggi studiati ed architettati con grande probabilità da un uomo vagamente sadico e senza figli. E proprio mentre ti isserai fra un livello e l'altro e rimarrai incastrata in un buco decisamente più piccolo del tuo deretano, deciderai irrevocabilmente di iniziare quella dieta che postponi da Natale.
Il Soft Play e' un labirinto diabolico di griglie e reti da pesca, dove vedi tuo figlio ingarbugliato nel ponte tibetano, ma non riesci a raggiungerlo nel dedalo di micropassaggi, saliscendi e trabocchetti, e proprio quando sara' incastrato nel punto più alto e meno accessibile, inizierà a piangere perché gli scappa la pipi. E lui la farà li', fra il ponte sospeso e lo scivolo a tubo turbinante.
Al Soft Play dovrai iniziare a fare i preparativi per il ritorno a casa circa mezz'ora prima dell'orario previsto, perché quello e' il tempo che impiegherai a raggiungere il bambino, ad acchiapparlo ed a ripercorrere il labirinto infernale all'indietro. Perché no, tu ed il tuo di dietro, nello scivolo a tubo turbinante non entrerete mai, nemmeno sotto tortura, perché sai già che ti ci incastrerai dentro, verrai presa da un attacco di claustrofobia e per tornare a casa ti dovranno stappare come una bottiglia di champagne. Solo che tu sarai solo il tappo di sughero.
Tuesday, 2 June 2015
Paris Mon Amour
L'ultimo viaggio nella città dell'amore risaliva a ben cinque anni fa e ad un pancione di otto mesi avvolto in un immenso cappotto da portarsi su e giu per i Campi Elisi.
Poi la mammaInSe e Mr.M. sono stati piuttosto impegnati con due bambini, due traslochi e la vita che corre per poter saltare di nuovo su quel treno per un weekend romantico.
Ed allora, per la prima volta, su quel treno ci sono saliti in quattro, ed in 2 ore e 20 minuti precisi precisi sono passati dal centro di Londra al centro di Parigi, senza il mini trolley di cinque anni fa, ma con un valigione, un trolley, due zainetti e due bambini.
Se la sono presa comoda, hanno passeggiato, hanno affrontato capricci e stanchezza, si sono sfondati di croissant, pain au chocolat e viennoiserie in generale. Quello piccolo ha poi scoperto le perle della pasticceria francese:" Mamma, mamma vollio tutti quelli panini cololati e pizzini". E così si sono tutti rimpinzati di macarons al caffe, alla fragola, al pistacchio, all vaniglia, alla rosa ed alla lavanda.
Si sono diretti a vedere la Tour Eiffel, perche' non si poteva mica rimandare la Bibi a scuola a parlare solo delle pasticcerie di Parigi, ed hanno negoziato la coda chilometrica per salire sulla torre, con un doppio giro sulle giostre, a ritmo di fisarmonica.
Hanno fatto ancora un po' i turisti a Montmartre, schivando le frotte di artisti pronti a ritrarre la famiglia felice, così, in piedi, senza nemmeno mettersi in posa.
Si sono poi stupiti quando, ai piedi dell'Arco di Trionfo, sotto una pioggia torrenziale, non hanno trovato nemmeno un venditore ambulante a proporgli un ombrellino a forma di Tour Eiffel. Che diciamolo, la mammaInSe l'avrebbe comprato piuttosto volentieri l'ombrellino, ma nulla, al giorno d'oggi le centinaia di venditori ambulanti di Parigi propongono solo portachiavi della Tour Eiffel o "selfie sticks" e nessuno dei due e' grande abbastanza per ripararti dalla pioggia. Mannaggia.
Hanno poi smesso di fare i turisti e si sono fatti portare in giro dagli amici parigini. Hanno scoperto un giardino incantato, sospeso fra i tetti di Parigi. Costruito sui vecchi binari sopraelevati del treno che un tempo attraversava la città. Hanno passeggiato sotto un cielo enorme ed un azzurro abbagliante, in un tempo sospeso, fra alberi ed archi di rose, curiosando fra le finestrelle delle piccionaie di Parigi che si affacciano eleganti ed altezzose su questo giardino strappato alla città.
Con il valigione, il trolley, 2 bambini, ma un solo zainetto (l'altro ha deciso di prolungare la vacanza...), la famigliaInSe e' poi risalita sul treno. Un po' più stanca, un po' meno entusiasta, che i rientri non sono mai stati il punto forte. Specialmente per quello piccolo, che dopo due treni ed un autobus, si e' reso conto di non essere più a Parigi solo quando ha visto la porta di casa. E la desolazione e' stata totale all'ululo di :
" Vollio tonale nell'albelto, voglio l'albelto di Paligi"
"Bibo, non si chiama Alberto, quante volte te l'ho detto. E poi credimi, fra tutti e quattro quella che davvero dovrebbe piangere per tornare in albergo al massimo sono io. Andiamo va, che c'ho da attaccare la lavatrice"
Poi la mammaInSe e Mr.M. sono stati piuttosto impegnati con due bambini, due traslochi e la vita che corre per poter saltare di nuovo su quel treno per un weekend romantico.
Ed allora, per la prima volta, su quel treno ci sono saliti in quattro, ed in 2 ore e 20 minuti precisi precisi sono passati dal centro di Londra al centro di Parigi, senza il mini trolley di cinque anni fa, ma con un valigione, un trolley, due zainetti e due bambini.
Se la sono presa comoda, hanno passeggiato, hanno affrontato capricci e stanchezza, si sono sfondati di croissant, pain au chocolat e viennoiserie in generale. Quello piccolo ha poi scoperto le perle della pasticceria francese:" Mamma, mamma vollio tutti quelli panini cololati e pizzini". E così si sono tutti rimpinzati di macarons al caffe, alla fragola, al pistacchio, all vaniglia, alla rosa ed alla lavanda.
Si sono diretti a vedere la Tour Eiffel, perche' non si poteva mica rimandare la Bibi a scuola a parlare solo delle pasticcerie di Parigi, ed hanno negoziato la coda chilometrica per salire sulla torre, con un doppio giro sulle giostre, a ritmo di fisarmonica.
Hanno fatto ancora un po' i turisti a Montmartre, schivando le frotte di artisti pronti a ritrarre la famiglia felice, così, in piedi, senza nemmeno mettersi in posa.
Si sono poi stupiti quando, ai piedi dell'Arco di Trionfo, sotto una pioggia torrenziale, non hanno trovato nemmeno un venditore ambulante a proporgli un ombrellino a forma di Tour Eiffel. Che diciamolo, la mammaInSe l'avrebbe comprato piuttosto volentieri l'ombrellino, ma nulla, al giorno d'oggi le centinaia di venditori ambulanti di Parigi propongono solo portachiavi della Tour Eiffel o "selfie sticks" e nessuno dei due e' grande abbastanza per ripararti dalla pioggia. Mannaggia.
Hanno poi smesso di fare i turisti e si sono fatti portare in giro dagli amici parigini. Hanno scoperto un giardino incantato, sospeso fra i tetti di Parigi. Costruito sui vecchi binari sopraelevati del treno che un tempo attraversava la città. Hanno passeggiato sotto un cielo enorme ed un azzurro abbagliante, in un tempo sospeso, fra alberi ed archi di rose, curiosando fra le finestrelle delle piccionaie di Parigi che si affacciano eleganti ed altezzose su questo giardino strappato alla città.
Con il valigione, il trolley, 2 bambini, ma un solo zainetto (l'altro ha deciso di prolungare la vacanza...), la famigliaInSe e' poi risalita sul treno. Un po' più stanca, un po' meno entusiasta, che i rientri non sono mai stati il punto forte. Specialmente per quello piccolo, che dopo due treni ed un autobus, si e' reso conto di non essere più a Parigi solo quando ha visto la porta di casa. E la desolazione e' stata totale all'ululo di :
" Vollio tonale nell'albelto, voglio l'albelto di Paligi"
"Bibo, non si chiama Alberto, quante volte te l'ho detto. E poi credimi, fra tutti e quattro quella che davvero dovrebbe piangere per tornare in albergo al massimo sono io. Andiamo va, che c'ho da attaccare la lavatrice"
Thursday, 28 May 2015
Amici Pazzi
"Ciao amica C, madre di Molly dai capelli belli, ti vedo un po' stanchina,come dire, appesantita. Sara' quella panza che ti porti appresso. A quando il (terzo) pargolo?"
"Ah ma la panza sta benone, partorisco fra un mesetto. Piu' che altro e' che domani trasloco e c'ho l'ansia da pacco"
"Ma non avevi appena traslocato a Novembre?"
"Eh si ma che vuoi, iniziamo i lavori ed abbiamo deciso che senza cucina e senza bagni era un po' complicato con due bambine ed un neonato, cosi andiamo in affitto per qualche mese. Pero' domani ci arrivano anche i mobili da Singapore e non so dove metterli. Insomma sono in un incubo logistico"
"In che senso Singapore? Due letti te li vendono pure a Londra sai...."
"Eh no, sono i nostri mobili. Fino a luglio abbiamo abitato a Singapore, poi abbiamo spedito tutto in Europa ma siccome non sapevamo dove, li abbiamo lasciati nel purgatorio delle spedizioni, un luogo mitologico che nessuno sa dove sia, dove vengono immagazzinati mobili e memorabilia senza destinazione alcuna. Poi siamo stati 3 mesi in Svizzera, poi siamo arrivati negli UK e siamo stati qualche settimana da mio fratello,poi da mia madre e poi da un'amica, poi finalmente a novembre abbiamo comprato casa, pero' non era pronta e siamo andati in affitto, poi finalmente in casa nostra ma adesso dobbiamo traslocare di nuovo per i lavori"
"Amica C ho il mal di mare e mi sono geograficamente persa nella tua vita incasinata, quindi Molly dai capelli belli e la sorella sono nate a Singapore?"
"no, cioe' si, Molly e' nata a Singapore ma la Sorella in Oman"
"Amica C ho le vertigini ed un leggero senso di nausea ad ascoltarti. E poi fammi capire, sei rimasta incinta la terza volta fra il terzo e quarto trasloco o fra il quarto ed il quinto?"
"Ma, non saprei. Pero' era voluto, volutissimo"
"Vebbe' ti annoverero' fra i numerosi amici pazzi. Una cosa e' certa, dopo questa conversazione piu' che un expat mi sento una che al massimo ha cambiato quartiere"
Tuesday, 26 May 2015
Un Patti, Una Fetta
"Mammina ma oggi allola ela il mio patti, la mia fetta?"
"Si Bibo, sembri il marchese Alalbevto della pubblicità del caffe, ma si, oggi era la tua festa"
" E sono venuti tutti i miei amicci e mi hanno poltato taaanti legali specialissimi?"
"Si topino, ed avete urlato, ballato, saltato, gridato e fatto le scimmie per 3 ore consecutive. Avete mangiato una quantità smodata di pizza e salsiccette ed un quantitativo smisurato di zuccheri raffinatissimi. Siete zozzi come babbuini nella savana e felici come topini in una forma di formaggio"
"Mammina, ma io sono semple il tuo tesolo pizzino pizzino?"
"Certo, pallina di zucchero, sei il mio tesoro piccino nonché un paraculo, furbacchione, paravento, profittatore nato, e la mamma ti ama ciecamente anche per questo"
"Si Bibo, sembri il marchese Alalbevto della pubblicità del caffe, ma si, oggi era la tua festa"
" E sono venuti tutti i miei amicci e mi hanno poltato taaanti legali specialissimi?"
"Si topino, ed avete urlato, ballato, saltato, gridato e fatto le scimmie per 3 ore consecutive. Avete mangiato una quantità smodata di pizza e salsiccette ed un quantitativo smisurato di zuccheri raffinatissimi. Siete zozzi come babbuini nella savana e felici come topini in una forma di formaggio"
"Mammina, ma io sono semple il tuo tesolo pizzino pizzino?"
"Certo, pallina di zucchero, sei il mio tesoro piccino nonché un paraculo, furbacchione, paravento, profittatore nato, e la mamma ti ama ciecamente anche per questo"
Quello piccolo ha compiuto 3 anni ed ha avuto la sua prima vera festa di compleanno, complice i terribili sensi di colpa della mammaInSe e di Mr.M. dopo che l'anno scorso hanno deciso di traslocare esattamente il giorno del compleanno del Bibo, togliendo attenzione e dignita' all'evento.
La mammaInSe, reduce da terribili crisi adolescenziali, non ama organizzare feste. E' immancabilmente preda di terribili presagi che non la fanno dormire alla notte, tipo che nessuno si presenterà, che le toccherà mangiare tutta la torta da sola, che quelli che le affittano il castello gonfiabile si dimenticheranno della festa e le toccherà buttare in aria e riprendere all'infinito tutti i bambini invitati per farli divertire, o che una pioggia torrenziale devasterà tutti i piani per la festa programmata in giardino.
La mammaInSe ha subito sbalzi umorali terribili nei giorni precedenti alla festa, quando genitore dopo genitore mandava sentite scuse, ma loro per il week end lungo (in Inghilterra l'ultimo lunedì di maggio e' festa e le scuole chiuse per tutta la settimana) andavano a Parigi, nel Cotswold, a trovare la bisnonna, a fare trekking in Scozia o a nuotare nella Manica. Una desolazione pazzesca, quando le previsioni dicevano consistentemente che sarebbe piovuto.
Ma Poi....
I pochi ma buoni sono venuti tutti, sopratutto Molly dai capelli belli, l'amore incondizionato del Bibo.
La mammaInSe, reduce da terribili crisi adolescenziali, non ama organizzare feste. E' immancabilmente preda di terribili presagi che non la fanno dormire alla notte, tipo che nessuno si presenterà, che le toccherà mangiare tutta la torta da sola, che quelli che le affittano il castello gonfiabile si dimenticheranno della festa e le toccherà buttare in aria e riprendere all'infinito tutti i bambini invitati per farli divertire, o che una pioggia torrenziale devasterà tutti i piani per la festa programmata in giardino.
La mammaInSe ha subito sbalzi umorali terribili nei giorni precedenti alla festa, quando genitore dopo genitore mandava sentite scuse, ma loro per il week end lungo (in Inghilterra l'ultimo lunedì di maggio e' festa e le scuole chiuse per tutta la settimana) andavano a Parigi, nel Cotswold, a trovare la bisnonna, a fare trekking in Scozia o a nuotare nella Manica. Una desolazione pazzesca, quando le previsioni dicevano consistentemente che sarebbe piovuto.
Ma Poi....
I pochi ma buoni sono venuti tutti, sopratutto Molly dai capelli belli, l'amore incondizionato del Bibo.
Poi Mr.M. e nonno ci hanno salvato dalla pioggia imminente montando (non senza difficolta' logistiche ed organizzative) il mega gazebo da matrimoni dei vicini di casa.
E poi, gli inglesi sono inglesi, non e' che si fanno fermare da due goccine. E cosi' bambini irrimediabilmente scalzi e con vestiti estivissimi hanno danzato sotto la pioggia, continuato imperterriti a saltare sul castello gonfiabile infracicato e scivolosissimo, mangiato patatine annacquate e cantato a squarciagola. Felici, bagnati, sporchi di fango ed erba, come ogni bambino dovrebbe essere.
Insomma, un successone.
tanti auguri sole mio.
Friday, 22 May 2015
Metti un Giovedì Mattina ai Giardinetti
E' la valvola di sfogo, il luogo dove si incontra sempre qualche faccia amica, dive e' possibile scrutare il mondo da dietro l'altalena. C'e' il laghetto tondo tondo dove convivono oche e papere e palloni lanciati con troppa foga e mai recuperati. Ci sono alberi, fiori e cespugli dove giocare a nascondino per ore.
La prima tappa e' nel piccolo slargo dove dare il pane alle papere. Proprio li' di fianco al cartello che dice "vietato dar da mangiare alle papere", ma pure gli inglesi, così ligi e doverosi, eliminano il problema con un "never mind".
C'e' il nonno, che ha controllato su internet tutti i nomi delle papere del laghetto, così le può spiegare alla nipotina. Per la mammaInSe sono solo papere, o anche amichevolmente "qua qua". Per il nonno sono gallinelle d'acqua, oche egiziane appena emigrate, morette, fistioni cileni e ciuffate. Cammina lento, un po' ondulante, e racconta alla nipotina delle oche, di quel laghetto che un tempo apparteneva ad un avvocato importante, delle case intorno al parco costruite negli anni '20 per i reduci di guerra, "houses for heroes", così le ha chiamate.
C'e' il sentiero che circonda il laghetto tondo tondo, e la mammaInSe ed il Bibo si incamminano.
C'e' la babysitter, ha 20 anni, forse. Ha i capelli un po' rosa, un po' castani, un po' argentati. Ha un piercing sul labbro ed un sorriso sfacciato e luminoso. Lei parla al telefono, e parla, parla, perche' domani ha un colloquio "in town" ed e' fiduciosa, con tutto quel futuro davanti, e quel sorriso tondo che diventa ancor più grande. Parla al telefono ed insegue un mostrino di un paio di anni, lo lancia in aria, gli fa il solletico. E non perde il filo del discorso, non perde quella risata cristallina, non perde nemmeno di vista quel diavoletto che scappa. E ride.
Dopo il grande albero abbattuto, sul cui tronco sono stati intagliati scalini per piedi piccoli ed intorno al quale si formano le pozzanghere di fango più' grosse d'Inghilterra, c'e' l'ingresso del parco giochi. Vieni Bibo che le altalene sono libere.
C'e' il papa', nel suo "day off". Perché qui funziona spesso così: sia mamma che papa' lavorano 4 giorni alla settimana, così il bambino va all'asilo solo 3 giorni e costa molto, molto meno! Un po' goffo, come solo certi papa' riescono ad essere quando si trovano alle prese con bambini troppo piccoli per giocare a pallone, o per parlare...E scattava foto. Sull'altalena, sullo scivolo, davanti alle papere (oche egiziane volevo dire). Chissà forse voleva mostrarle alla mamma:" ehi mamma, tu che mi critichi sempre, guarda qui, guarda come ci divertiamo, guarda quante cose impariamo a fare insieme! Dammi fiducia una volta tanto! Sono bravo, lo amo quanto te, anche se gli cambio il pannolino 10 minuti più tardi"
Facciamo una pausa sulla panchina Bibo, raccontami una storia, raccontami di quella volta che hai dato un bacino a Molly.
C'e' anche lei. O meglio c'e', ma non veramente. Una bimba di 3 anni, l'altra forse uno. Gli auricolari ben piantati nelle orecchie. Uno scivolo, un "Wiiiiiii ", la bimba che le tira la giacchetta e lei alle auricolari:" We really need you on board on this project, Abbiamo davvero bisogno della tua collaborazione in questo progetto, il CEO della compagnia conta su dite, abbiamo bisogno di organizzare un meeting al più presto con il cliente....bla bla bla". E' stanca, e' nervosa, cambia pannolini senza averne voglia, le occhiaie di chi non ha dormito un gran che ed un fare rabbioso e scostante con le figlie.
Ed alla mammaInSe si stringe un po' il cuore, perché e' l'unica, in quel grande campionario umano, ad essere chiaramente nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non veste panni comodi quella mamma con glia auricolari, non ha alcuna voglia di passare la mattinata a spingere l'altalena, a saltare sul pampano o fare collane di margherite.
E la mammaInSe le vorrebbe dire:" ehi, va bene così, se ti pesa allora non farlo. Non sei costretta. Torna dalle tue figlie quando il meeting e' finito, quando sarai con loro, anche con la testa. Sarete più felici tutti e tre. Segui le tue ambizioni e la tua strada, non devi rinunciare, devi solo trovare una soluzione diversa. Non vestire panni che non ti appartengono o finirai per strapparli."
Ma e' tardi ora, ognuno per la sua strada, uscendo lentamente dai cancelli. E che sia una buona giornata.
La prima tappa e' nel piccolo slargo dove dare il pane alle papere. Proprio li' di fianco al cartello che dice "vietato dar da mangiare alle papere", ma pure gli inglesi, così ligi e doverosi, eliminano il problema con un "never mind".
C'e' il nonno, che ha controllato su internet tutti i nomi delle papere del laghetto, così le può spiegare alla nipotina. Per la mammaInSe sono solo papere, o anche amichevolmente "qua qua". Per il nonno sono gallinelle d'acqua, oche egiziane appena emigrate, morette, fistioni cileni e ciuffate. Cammina lento, un po' ondulante, e racconta alla nipotina delle oche, di quel laghetto che un tempo apparteneva ad un avvocato importante, delle case intorno al parco costruite negli anni '20 per i reduci di guerra, "houses for heroes", così le ha chiamate.
C'e' il sentiero che circonda il laghetto tondo tondo, e la mammaInSe ed il Bibo si incamminano.
C'e' la babysitter, ha 20 anni, forse. Ha i capelli un po' rosa, un po' castani, un po' argentati. Ha un piercing sul labbro ed un sorriso sfacciato e luminoso. Lei parla al telefono, e parla, parla, perche' domani ha un colloquio "in town" ed e' fiduciosa, con tutto quel futuro davanti, e quel sorriso tondo che diventa ancor più grande. Parla al telefono ed insegue un mostrino di un paio di anni, lo lancia in aria, gli fa il solletico. E non perde il filo del discorso, non perde quella risata cristallina, non perde nemmeno di vista quel diavoletto che scappa. E ride.
Dopo il grande albero abbattuto, sul cui tronco sono stati intagliati scalini per piedi piccoli ed intorno al quale si formano le pozzanghere di fango più' grosse d'Inghilterra, c'e' l'ingresso del parco giochi. Vieni Bibo che le altalene sono libere.
C'e' il papa', nel suo "day off". Perché qui funziona spesso così: sia mamma che papa' lavorano 4 giorni alla settimana, così il bambino va all'asilo solo 3 giorni e costa molto, molto meno! Un po' goffo, come solo certi papa' riescono ad essere quando si trovano alle prese con bambini troppo piccoli per giocare a pallone, o per parlare...E scattava foto. Sull'altalena, sullo scivolo, davanti alle papere (oche egiziane volevo dire). Chissà forse voleva mostrarle alla mamma:" ehi mamma, tu che mi critichi sempre, guarda qui, guarda come ci divertiamo, guarda quante cose impariamo a fare insieme! Dammi fiducia una volta tanto! Sono bravo, lo amo quanto te, anche se gli cambio il pannolino 10 minuti più tardi"
Facciamo una pausa sulla panchina Bibo, raccontami una storia, raccontami di quella volta che hai dato un bacino a Molly.
C'e' anche lei. O meglio c'e', ma non veramente. Una bimba di 3 anni, l'altra forse uno. Gli auricolari ben piantati nelle orecchie. Uno scivolo, un "Wiiiiiii ", la bimba che le tira la giacchetta e lei alle auricolari:" We really need you on board on this project, Abbiamo davvero bisogno della tua collaborazione in questo progetto, il CEO della compagnia conta su dite, abbiamo bisogno di organizzare un meeting al più presto con il cliente....bla bla bla". E' stanca, e' nervosa, cambia pannolini senza averne voglia, le occhiaie di chi non ha dormito un gran che ed un fare rabbioso e scostante con le figlie.
Ed alla mammaInSe si stringe un po' il cuore, perché e' l'unica, in quel grande campionario umano, ad essere chiaramente nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non veste panni comodi quella mamma con glia auricolari, non ha alcuna voglia di passare la mattinata a spingere l'altalena, a saltare sul pampano o fare collane di margherite.
E la mammaInSe le vorrebbe dire:" ehi, va bene così, se ti pesa allora non farlo. Non sei costretta. Torna dalle tue figlie quando il meeting e' finito, quando sarai con loro, anche con la testa. Sarete più felici tutti e tre. Segui le tue ambizioni e la tua strada, non devi rinunciare, devi solo trovare una soluzione diversa. Non vestire panni che non ti appartengono o finirai per strapparli."
Ma e' tardi ora, ognuno per la sua strada, uscendo lentamente dai cancelli. E che sia una buona giornata.
Wednesday, 20 May 2015
Il Colloquio
C'e' sempre questa cosa che la mammaInSe chiama il Limbo della Casalinga, che e' quel non saper che fare di se quando all'improvviso figli e marito chiudono la porta di casa, in uno sventolio di giacche e cartelle, risate e singhiozzi. C'e' quel silenzio inframmezzato dal ticchettare di orologi rumorosi, che, invece che incitarla all'azione, la paralizzano un pochino.
Sono state vagliate molte idee sul cosa la mammaInSe dovrebbe fare da grande, perché e' vero che un lavoro ed un'educazione ce li aveva, ma tutto sembra così remoto e così passato, così stinto e dimenticato, che a volte le viene pure il dubbio di essere stata proprio lei la protagonista di quella vita passata e senza figli.
Aveva alcuni progetti, accozzati disordinatamente sul comodino, perché il comodino, per la mammaInSe, e' la traccia dei pensieri, il famoso specchio dell'anima, dove si accumulano desideri ed idee e poi si lasciano li' a prendere la polvere.
Se uno guardasse con attenzione su quel comodino, troverebbe manuali di scrittura creativa, libri di fisica cosmologica e sussidiari di algebra per le scuole secondarie, tutti progetti un po' sbiaditi, che aspettano quel tempo che non arriva, quella decisione che proprio non sa prendere, quella ricerca spasmodica di quell'equilibrio che non esiste, fra figli e lavoro, carriera ed amore, realizzazioni personali e senso del dovere.
Ma forse, se la mammaInSe si guardasse dentro dentro, con un po' di onesta' intellettuale, capirebbe che per ora non c'e' nessuna decisione da prendere, che non ce la fa a mollare tutto per inseguire qualcos'altro, che quelli piccoli sono ancora piccoli e lei proprio non ce la fa a lasciarli alle cure di qualcun altro, non ancora. I suoi bisogni possono ancora coincidere con i loro, ancora per un po'.
Allora ha trovato un compromesso, un lavoro che non e' un lavoro perché non e' pagato.
E' per una delle mille charity che convivono in Inghilterra, quindi da noi si chiama volontariato, ma e' necessario impegnarsi per un anno, sottoporsi ad un paio di colloqui ed un paio di giorni di corso. Ed alla mammaInSe e' piaciuta molto questa iniziativa, perché si parla di bambini, e di scuole e di libri, e dell'importanza della lettura.
E chissà, si potrebbe forse un giorno anche trasformare in un lavoro, ma ci vuole esperienza, e l'esperienza si guadagna sul campo.
Per ora e' una cosa piccola, piccolissima, talmente piccola che, messa sul comodino, andrebbe persa in mezzo alla polvere. Ma e' il mio compromesso, e' il mio crearmi uno spazio senza disturbare gli equilibri conquistati. E' il mio equilibrio fra ME e NOI.
Sono state vagliate molte idee sul cosa la mammaInSe dovrebbe fare da grande, perché e' vero che un lavoro ed un'educazione ce li aveva, ma tutto sembra così remoto e così passato, così stinto e dimenticato, che a volte le viene pure il dubbio di essere stata proprio lei la protagonista di quella vita passata e senza figli.
Aveva alcuni progetti, accozzati disordinatamente sul comodino, perché il comodino, per la mammaInSe, e' la traccia dei pensieri, il famoso specchio dell'anima, dove si accumulano desideri ed idee e poi si lasciano li' a prendere la polvere.
Se uno guardasse con attenzione su quel comodino, troverebbe manuali di scrittura creativa, libri di fisica cosmologica e sussidiari di algebra per le scuole secondarie, tutti progetti un po' sbiaditi, che aspettano quel tempo che non arriva, quella decisione che proprio non sa prendere, quella ricerca spasmodica di quell'equilibrio che non esiste, fra figli e lavoro, carriera ed amore, realizzazioni personali e senso del dovere.
Ma forse, se la mammaInSe si guardasse dentro dentro, con un po' di onesta' intellettuale, capirebbe che per ora non c'e' nessuna decisione da prendere, che non ce la fa a mollare tutto per inseguire qualcos'altro, che quelli piccoli sono ancora piccoli e lei proprio non ce la fa a lasciarli alle cure di qualcun altro, non ancora. I suoi bisogni possono ancora coincidere con i loro, ancora per un po'.
Allora ha trovato un compromesso, un lavoro che non e' un lavoro perché non e' pagato.
E' per una delle mille charity che convivono in Inghilterra, quindi da noi si chiama volontariato, ma e' necessario impegnarsi per un anno, sottoporsi ad un paio di colloqui ed un paio di giorni di corso. Ed alla mammaInSe e' piaciuta molto questa iniziativa, perché si parla di bambini, e di scuole e di libri, e dell'importanza della lettura.
E chissà, si potrebbe forse un giorno anche trasformare in un lavoro, ma ci vuole esperienza, e l'esperienza si guadagna sul campo.
Per ora e' una cosa piccola, piccolissima, talmente piccola che, messa sul comodino, andrebbe persa in mezzo alla polvere. Ma e' il mio compromesso, e' il mio crearmi uno spazio senza disturbare gli equilibri conquistati. E' il mio equilibrio fra ME e NOI.
Labels:
donne,
famigliaInSe,
Life in SE,
London,
MammainSE,
mamme e lavoro
Subscribe to:
Posts (Atom)