Sono nata il 7 agosto. Questo me lo ricordo. L'anno no, non saprei. Guardandomi le mani direi che di anni ne sono passati parecchi, ma i numeri hanno davvero poco valore oramai.
Il 7 agosto, si, questo lo so! Leone. Lo dice lo zodiaco, e con questi capelli, con questa criniera bianca e forte, un leone lo sembro per davvero.
Sono in un letto nella penombra, ma non ho idea di come ci sia arrivata o quando. Vedo sguardi accondiscendenti, e sguardi stanchi e scocciati, vedo mani che si muovono e vedo parole che non riesco a sentire. Sto galleggiando dentro ad una bolla e guardo divertita tutto quell'affaccendarsi la fuori. Qui invece e' come se il tempo si fosse fermato, o forse, come se non fosse mai esistito.
Dicono che la mia memoria sia come un tappeto che si sia arrotolato ormai del tutto; si e' arrotolato prima sui ricordi più vicini e poi ha continuato piano ed inesorabile ad arrotolare e cancellare, fino a quando e' rimasto solo qualche filo colorato ed un po' aggrovigliato a farmi il solletico ai piedi. Di cazzate me ne hanno raccontate parecchie da quella prima visita, ma questa del tappeto che si arrotola forse, adesso, mi sembra un po' meno cazzata delle altre. Pero' sono nata il 7 agosto, e questo lo ricordo!
Un leone, coraggioso ed un po' incosciente. Ve l'ho mai raccontato di quella volta che ho imparato a nuotare? Ho trascinato Maura sulla spiaggia, in corso Italia. Tutti i ragazzi si tuffavano e nuotavano, mentre le ragazze cercavano di non abbronzarsi le carni bianche sotto quel sole luminoso. Ed io morivo dalla voglia di scrollarmi di dosso quelle vocine lamentose e quei risolini affettati. Ho detto a Maura:" Al 3 ci buttiamo, e al costo di annegare dobbiamo arrivare al primo scoglio". Beh mi sembra chiaro che non siamo annegate!
Di soldi non ce ne erano, mai. Per me poi, che ero la terza figlia, femmina dopo due maschi, dei soldi non sentivo nemmeno l'odore quando entravano in casa. Allora ho capito che dovevo pensare da sola a me, essere scaltra e prendere cio' che mi spettava, senza aspettare che nulla mi fosse regalato. Dovevo fare il leone.
Erano tempi duri, tempi di guerra.
Ho scoperto che mio padre teneva del vino nascosto in botti sotto il lavandino. Ho anche scoperto che al mercato nero compravano quel vino a prezzo d'oro.
Mio padre non si e' mai lamentato di tutto quel vino annacquato che ha bevuto. Io mi sono disegnata la riga delle calze con un pennarello, e, con quei pochi soldi racimolati, sono andata in balera.
Ho ballato il tango, ho ballato ad occhi chiusi, muovendo la testa ed accarezzandomi la schiena con i capelli; dimenticando la guerra; dimenticando che il ballerino era solo quello spilungone di mio fratello.
Ah mio padre, cosi' severo! Se glielo raccontassero troverebbe le forze per uscire dalla tomba e chiudermi nello sgabuzzino.
Una vita e' passata, così' in un lampo, ed in un lampo dimenticata, come se avessero spento un interruttore. Non so se ho fatto un buon lavoro. E' stata una vita piena di imperfezioni, di curve troppo strette. Mi hanno chiamata egoista, li ho sentiti. E forse si, sono stata anche quello.
Pero' ho regalato al mondo colori, voglia di vivere; e risate, tante, grosse, rumorose risate.
Ecco, ecco chi sono; sono nata il 7 agosto, ed avevo il sole che mi bruciava dentro.
Cara Elsa, nata senza padroni, questo e' il mio regalo: aiutarti a raccontare gli ultimi bandoli di quel tappeto arrotolato. Perche' le storie muoiono se non vengono raccontate.
TANTI AUGURI ELSA !! bellissimo e struggente post...
ReplyDeleteGrazie, sarebbe felice di questi auguri. E' una che ai compleanni ci ha sempre tenuto parecchio!
DeleteSono sicura che sarebbe contenta di questo racconto. ..
ReplyDeleteUn giorno glielo chiedero', sono sicura che un giorno glielo chiedero'!
DeleteBello e commovente. Sai che mi fa una paura terribile perdere la memoria? Perché arrivare alla fine e scoprire di non aver vissuto è terribile, ma vivere e dimenticarselo lascia più o meno lo stesso sapore. Una memoria di riserva fa sempre comodo. Brava.
ReplyDeleteSI, e' la totale incosapevolezza di se che terrorizza. Passi una vita a definire i confini di chi sei per poi perdere tutto contro un avversario troppo forte. E' triste, proprio triste.
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