Thursday 27 June 2013

Le Caldarroste: Una Storia

C'era da fare, come al solito. Ma lei quel giorno la testa l'aveva proprio altrove.
Doveva uscire di casa, aveva un appuntamento, e lei, proprio lei che non aveva mai imparato a mentire senza arrossire, in quel momento aveva troppi segreti che le affollavano la mente. Non riusciva a concentrarsi, non riusciva nemmeno a pensare ad una scusa banale per fuggire da casa e correre a quell'appuntamento.

Quando fai parte di una famiglia numerosa, quando sei la prima femmina del nido di una famiglia di altri tempi, impari a prenderti cura degli altri: delle sorelle piu' piccole, del fratello piu' grande, di tua madre sempre sola, di tuo padre che torna per pochi giorni dopo ogni viaggio.
E per lei era naturale: di indole mite, un po' taciturna, presenza serena, rassicurante, che non lasciava mai nulla fuori posto. Il buon senso la distingueva, la rendeva preziosa a chiunque incrociasse il suo cammino.
Tacitava liti e cuciva bottoni, preparava la cena e raddrizzava colletti e cravatte a chiunque le passasse vicino.
Quel pezzettino di cuore di papa', come le scriveva sua padre durante i suoi lunghi viaggi oltreoceano, la sua perla, la sua delizia, la ragazzina cresciuta in fretta su cui tutti potevano sempre contare, da cui arrivava sempre una parola di conforto, che sapeva aiutare senza compatire, riprendere senza mai offendere.

Ecco, quel pezzettino di cuore di papa', era cresciuta all'improvviso, era diventata donna in un momento, e per una volta aveva bisogno di pensare a lei, ed aveva un appuntamento, e doveva uscire o sarebbe impazzita ed il cuore le sarebbe schizzato via dal petto.

"Mamma' devo uscire, non vi preoccupate, faro' prestissimo"
"Ma Rosetta con questo freddo..."
"Mamma' ve l'ho detto, una commissione, saro' di ritorno fra poco"

E via fuori dal portone, di corsa fra le strade del lagaccio, per quell'appuntamento, sempre li', al solito posto, all'angolo di quel palazzo rosa. Il cuore in gola, a cercare parole che si affannavano fra i suoi pensieri affollati.
Doveva trovare le parole giuste, mestiere inadatto ad una natura timida, ma non c'era altro modo, quelle parole che sentiva bloccate li nello stomaco, in qualche modo dovevano trovare la via fino alla bocca.

Come ogni volta, per tutta la strada, fino all'ultimo angolo da svoltare, si aspettava di non trovarlo: perche' poi in fondo, uno come lui, con una come lei, non c'entrava proprio nulla!
Si apettava sempre che la bolla si rompesse, di scoprire all'improvviso che tutte quelle parole e quelle promesse, che lui dispensava numerose, svanissero senza lasciare traccia.
La sua diffidenza continuava a metterla in guardia, ma il suo cuore, per una volta, non ne aveva voluto sapere; aveva mandato al diavolo il buonsenso e l'aveva fatta innamorare perdutamente.

E come ogni volta, come un'inaspettata sorpresa, lui era li' ad aspettarla.
Appoggiato al muro, con la solita aria scanzonata, la sigaretta che pendeva all'angolo della bocca.
Nel quartiere lo chiamavano Il Puledro, perche' non stava fermo un attimo, perche' poteva camminare sulle mani con la stessa agilita' con cui usava i piedi, perche' sapeva sempre qualcosa in piu' degli altri, perche' potevi fregare chiunque, ma col Puledro, nemmeno ci provavi, perche' era nato libero e con una gran testa calda, e le briglie, al Puledro, non le aveva mai messe nessuno.
Era furbo ed astuto, ma di una generosita' leggendaria.
E poi era bello.
E lei, che lo stava guardano da lontano, ancora inosservata, non riusciva a smettere di pensare a quanto fosse bello.

Si misero a passeggiare, ma il vento che veniva dal mare era gelido, e lei sembrava pallida ed assorta nei suoi pensieri: difficile indovinare la tempesta che le occupava la mente ma che non sembrava in grado di scioglierle la lingua.
Lui si fermo' al banchetto delle caldarroste, se ne mise un paio, ancora bollenti, nella tasca di quel cappotto troppo sottile; prese la mano di lei e si mise in tasca pure quella, cercando di scaldarla con il tepore emanato dalle caldarroste, tenendola stretta a lui, come se avesse avuto paura che un sussulto od un rumore un po' piu' forte l'avrebbero fatta fuggire.

E finalmente, con quel tepore a scaldarle le mani, con quell'odore di tabacco e di dopobarba che le pungeva le narici e rendeva finalmente reale e sicura la vicinanza di lui, quel nodo si sciolse, le parole sgorgarono veloci e decise, la paura era volata via, evaporata con il calore delle caldarroste.

E lui la ascolto', senza interromperla mai, e poi si mise a ridere e la strinse a se ancora piu' forte:
"Rosetta mia, un bambino che nasce e' la benedizione del Signore, non ci sono lacrime da versare per una vita che ci viene regalata"

Tanti anni fa,23 per l'esattezza, troppo presto, questo e' sicuro, ci hai lasciati in una calda giornata di fine giugno. Ma per quest'anno non voglio pensarti nonna; voglio provare ad immaginarti ragazza, fresca, giovane e spaventata, con un bambino in grembo, inaspettato, che scalpitava per dare il buongiorno ad un mondo sconquassato dalla seconda guerra mondiale.
Rimpiango tutte le domande che non ti ho fatto, mi rammarico di dover immaginare una storia ricucendo vecchi frammenti sfilacciati di racconti sentiti da bambina. Ho la sicurezza, pero', di essere una persona migliore grazie a tutto l'amore con cui mi hai cresciuta per tutti gli anni della mia infanzia. 
Grazie.
Sei e sarai per sempre con me.

20 comments:

  1. Che cosa delicata, bellissima, intima...ho due lucciconi. Sarà la mia età ma di certo anche la dolcezza di questo caro ricordo che hai riportato così vividamente e con garbo.
    Meravigliosa perla regalataci da una Mamma sempre di corsa.
    Grazie. Di cuore.
    Susanna

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    1. Grazie Susanna! Fa bene a me scrivere per ricordare, per tenerla sempre un po' vicino ed impedirle di volare via davvero!

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  2. Fonte di grande ispirazione le nonne. Specialissima la tua. Teniamocele strette, in qualche modo vivono in noi.

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    1. Oh si, e' parte integrante e fondamentale di cio che sono oggi, e la cosa strana e' che l'ho sempre saputo. Anche da bambina percepivo quanto importante fosse quel legame!

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  3. Anche io ho le lacrime agli occhi.Non ho piu' nonni e quante domande avrei da far loro adesso...e pensare ai miei bambini che li hanno ancora tutti, grazie a Dio, e non li possono vivere e vedere come vorrei.

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    1. Si lo so, e' un dei miei rammarichi piu' grandi. Il rapporto con i nonni e' speciale, svincolato da obblighi e fatiche. e' una delle forme piu' pure di affetto. Ed i bambini lo sanno, lo percepiscono da subito!

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  4. Ecco, le tue storie di emozioni e sentimenti e i ricordo della tua nonnina mi commuovono sempre, hai fatto venire anche a me le lacrime agli occhi.
    E so che la tua nonnina ragazza fresca e giovane è sempre vicino a te, lo sai anche tu.
    Un bacino cara Mammainse e un abbraccio grande.

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    1. Gia' e chissa' cone era. Affascinante Genova, a pezzi ma ancora superba!

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  5. bellissimo post, e per un attimo mi sono trovata a guardare la scena da lontano <3

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    1. Grazie Laura!! E' una storia legata sl cuore e per uns volta ho voluto ricordare una morte con una vita in arrivo

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  6. Che bellissimo racconto. Grazie.
    Pellona
    thepellons.wordpress.com

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    1. Grazie a te di averlo letto! Se la storia rimane viva, Rosetta ed il Puledro rimangono vivi con lei!

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  7. grazie per questo bellissimo racconto, che se non fosse stato per la laura mi sarei persa. ho pochi preziosi ricordi dei miei nonni, ed anch'io tante domande in tasca. che peccato per quei vuoti.

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    1. Ma guarda un po' chi passa da queste parti!! ;)

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    2. passo piu' spesso di quanto tu creda, ma sono diventata un po' lurker da quando ho i tappi per casa ;-)

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  8. Mi era sfuggito grazie a Laura l'ho letto, bellissimo

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  9. Hai ricucito molto bene i frammenti sfilacciati dei racconti sentiti da bambina..
    L'unica nonna che ho conosciuto aveva 74 anni in più di me e quando ero in quella fase in cui si diventa adolescenti la sentivo così lontana dal mio mondo, così antiquata ed anche un po' lugubre con quei vestiti sempre neri e quell'espressione sempre un po' accigliata. Ero troppo giovane per capire che non è facile passare attraverso due guerre che ti hanno portato via dei figli, lei che di figli ne aveva fatti dieci, lei che aveva vissuto la povertà vera. Poi, diventata più grande, avrei tanto voluto stare ad ascoltarla, ma purtroppo lei non c'era più ed, ancora oggi, non so cosa darei per poter tornare indietro.

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    1. Si lo so, conosco quella sensazione di impotenza. Quando siamo ragazzi crediamo di sapere tutto ed emettiamo giudizi stupidi, ed assumiamo atteggiamenti ancor piu' stupidi, per poi pentircene quando riusciamo a mettere le storie in prospettiva! Pero' e' difficile, 74 anni sono moltissimi da colmare!

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  10. Che racconto bellissimo, e scritto così bene. Grazie, se fosse un romanzo correrrei a leggere il secondo capitolo.
    Mi scrivi il secondo capitolo?

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    1. Chissa, forse un giorno scrivero' tutta la storia. Per ora credo che faro' riposare in pace i miei amati fantasmi....

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