Friday 3 October 2014

La Logica che Risolve

Dopo un mese faticoso, in cui si e' sentita un po' sprofondata in un buco da cui non riusciva ad uscire, la mammainse sta cercando affannosamente di scoprire che programmi ha per un futuro non proprio prossimo, cercando di scaricare ondate di energia negativissima in forza costruttiva (o almeno questo e' il suo piano diabolico)
SI e' ridistribuita il suo mazzetto di carte davanti ed ha cercato di riordinarle per importanza.
Si e' tornata a chiedere se il lavoro sia un diritto od un dovere, senza purtroppo riuscire a darsi una risposta concreta e decisiva.
Vorrebbe un giorno riciclarsi in qualcos'altro. Qualcosa che le permetta di essere una mamma presente e felice, ma per quanto giri e rigiri quella benedetta matassa che si trova fra le mani, non ne trova il capo.
Non trova il modo di far funzionare tutto, di oliare il meccanismo finche' tutto torni a resto zero.
Vorrebbe continuare ad occuparsi dei propri figli, regalare loro il lusso di non essere sempre di corsa ed affannti, avere il tempo di perdere tempo con loro, senza sbatacchiarli pensando "presto che e' tardi, presto che e' tardi", senza pero' fare "solo" la mamma, che quel "sololamamma" a volte suona come una condanna, come un'appiattimento di cio' che sei, appioppandoti il ruolo di spettatrice alla vita degli altri.

La mammaInSe ieri e' stata invitata ad una giornata di osservazione in una scuola, in cui ha diligentemente seguito i professori di matematica e di fisica per un'intera giornata, solleticando l'idea di rispecializzarsi e magari insegnare.

Ha assistito ad un'ondata di ragazzine, di risate, di pianti, di urletti e saltelli, alle file più o meno silenziose per la ricreazione o per la mensa, a fronti corrucciate davanti ad un foglio a quadretti.

Ha ritrovato una strana tranquillita' osservando equazioni scritte ordinatamente alla lavagna, colonne di uguali allineati uno sull'altro. La calma e la serenità di problemi con una soluzione unica ed irrevocabile, così puliti e lontani dal gran casino della vita. Il fascino della logica che risolve, senza se e senza ma. La bellezza di una materia che basta a se stessa, self-contained, come si dice qui, che non ha bisogno di essere applicata e sporcarsi con il quotidiano.

La mammaInSe non sa ancora quale sia la decisione più sensata da prendere, ma se solo potesse applicare la stessa logica che risolve a tutti i dubbi della vita, forse non ci sarebbero più buchi in cui perdersi sul suo cammino.

E adesso ditemi: per voi il lavoro e' solo una necessita' per arrivare a fine mese o e' un mezzo per realizzarvi, che vi definisce e vi completa?

16 comments:

  1. Lavoro fin dai tempi della scuola, non potrei fare diversamente, sia per necessità sia per indole...però ci sono dei momenti in cui vorrei mollare perché sento e so, che mi sto perdendo dei pezzi, loro crescono alla velocità della vita (e la vita va veloce!) e lo fanno mentre io sono al lavoro, e come dici tu, e' sempre un "dai che e' tardi" e i loro tempi e ritmi, passano in secondo piano. Ho tantissimi sensi di colpa per questo ma devo correggere il tiro all'aspetto lavorativo della mia vita, se voglio provare a cambiare qualcosa nel breve futuro...ovvero ora devo stringere i denti! Nel frattempo mi godo tutti gli attimi che passiamo insieme, fosse anche il tragitto casa asilo in auto, a volte scombussolo la routine quotidiana, e decido per un pomeriggio a casa con loro e poi il week end e' sacro!

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    1. Credo che siamo tutte un po' aggrovigliate in questi problemi! Ma allora ti faccio un'altra domanda. Se tu non avessi la necessita' di lavorare, anzi se il tuo lavoro fosse un "impedimento" al resto della famiglia, che pagasse a malapena le spese della babysittter, lo faresti lo stesso?

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  2. Questo è un argomento abbastanza spinoso, per quanto mi riguarda, difficile dare una risposta.
    A parte il fatto che io e te partiamo da presupposti diversi e avere dei bambini ovviamente pone di fronte alla necessità di conciliare tutto, il fatto principale è questo: sarebbe bello che il lavoro fosse una maniera di realizzarsi però bisognerebbe trovare o avere un lavoro in linea con le proprie attitudini, cosa assai complicata, quasi un'utopia.
    Un bacione cara, io a insegnare ti ci vedo proprio!

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    1. Vero, verissimo. Quello a cui non riesco a dare una risposta e' se il lavoro ci serve come affermazione di se stessi e della propria indipendenza, perché' socialmente sembriamo sprecati ed inutili a stare a casa o perché ci serve a completarci. Nell'assurdo, con tutta la nostra emancipazione, a volte mi sembra che stiamo facendo dei passi. Se 50 anni fa era perfettamente plausibile stare a casa e prendersi cura della famiglia, oggi ci siamo accaparrate il diritto di essere lavoratrici indipendenti, ma abbiamo perso la dignità dello stare a casa. E ci sentiamo addosso questa inadeguatezza in entrambi i casi. Insomma, un bel casino, come si dice in gergo :)

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    2. Prova a cercare la risposta pensando se questo sentirsi socialmente sprecati e inutili abbia radici là dove il confronto con gli altri (leggi le altre donne lavoratrici) ti provochi reazioni di inadeguatezza,inferiorità. Lo stare a casa è vissuto come un senso di colpa?

      Credo che se tu abbia desiderio di "rimetterti in gioco", dimostrare a te stessa che sai conquistarti un ruolo diverso, oltre quello di madre, nella società, allora datti una possibilità. Ascolta quali siano i tempi giusti, le modalità... ma non agire sulla base di ciò che vedi allo specchio. Il piú delle volte è un'immagine deformata dal giudizio errato e superficiale di chi ti sta attorno.

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    3. Cara Alice, hai fatto bingo! Credo i fattori siano molti, c'e' un po' di confronto, un po' di bisogno di indipendenza, un po' di ricerca di conferme su cio' che sono e cio' che faccio. Ma il mio piu' grande dubbio e' esattsmente nelle tue parole: lo farei per me o per csmbiare la percezione di me che hanno gli altri? Ai posteri l'ardua sentenza ;)

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  3. Le tue parole potrebbero essere le mie...due piccoli e la certezza assoluta che se potessi fare sololamamma non mi sentirei appiattita,ma estremamente felice!anzi...da mesi sto pensando a come fare per mollare il lavoro,stare con i fugli e far quadrare i conti...ora faccio io una domanda a te: se ti dico che sto pensando seriamente di buttare un contratto oggi in italia...mi diresti che sono pazza?

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    1. Ti chiedo solo se saresti felice fra cinque, dieci anni, quando i piccoli non avranno più' bisogno di te quotidianamente e magari tu non riuscirai più' ad inserirti nel mondo del lavoro. Se la risposta e' si allora molla tutto. Non credo tu sia pazza, e' esattamente quello che ho fatto io. Credo che ci servirebbe un mondo del lavoro più' a dimensione famiglia ( ed ho detto famiglia, non donna), in cui partime e flessibilità fossero la norma e non l'eccezione!

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    2. Sono d'accordo con te...e per quanto riguarda la tua stimolante domanda...posso dirti che di sicuro tra 5,10 anni non sara'certo il poter avere il lavoro che ho oggi a rendermi una donna felice e realizzata...

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    3. Allora credo tu ti sia data una risposta da sola :)

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    4. Gia'...hai ragione!ora se trovo anche il coraggio di realizzare le mie idee e'fatta!:)

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    5. Allora vai, tappati il naso e buttati tutto in un botto. Come quando ti devi tuffare in piscina e temi che l'acqua sia gelida. La vita riserva sorprese inaspettate, chissa' magari scoprirai che la piscina e' riscaldata ;)

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  4. Io sono il lavoro che faccio, quindi non riesco a scindere le cose. Secondo me tu la risposta te la sei già data. La scelta non è fra una cosa e l'altra, ma sul come.
    Daje.

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    1. Forse si. E' che spesso quel come si nasconde parecchio bene!

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  5. Premessa: echissenefrega di quello che pensano gli altri (e se non ricordo male, ne avevi già parlato del tuo stare a casa quando ho cominciato a seguirti).
    Io non posso immaginarmi a casa (e adesso che ci sono non sai cosa mi invento pur di non "vedere" cosa c'è da fare!) e non sopporto quelle persone che ci starebbero proprio bene e invece lavorano senza nessun impegno. Io credo che tu sappia dentro di te, se ti piace o no e credo che non sia il lavoro in sè a realizzarci, quanto il fare ciò che ci piace e che ci fa star bene.
    Poi ci sono i figli...hai detto niente. Io sono consapevole di aver perso tempo prezioso delle loro vite. Se ne hai la possibilità, e la volontà ovviamente, cerca di rientrare conciliando lavoro e famiglia. In Italia siamo ancora molto indietro in questo senso, ma magari lì siete più avanti .... e onestamente ci vuole poco per esserlo più di noi.
    In bocca al lupo MammainSE

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    1. Grazie Alice! Vedi, credo che uno dei problemi sia che al lavoro "della vita", quello che ti sfianca ma ti soddisfa, che disseta l'ambizione di sentirsi bravi e competenti, che ti offre una brillante carriera, ecco a quel lavoro li' ho coscientemente rinunciato. So che non sarei felice con un lavoro che mi richieda 10 ore al giorno fuori di casa, viaggi, meetings, stress estremo. Forse tanto tempo fa mi sarebbe piaciuto, ma sarebbe stato inconcepibile con la realizzazione della famiglia che abbiamo voluto. Per questo ho fatto un passo indietro e non lo rimpiango. Quello che mi chiedo oggi e' se ci sia un'alternativa, una via di mezzo, se abbia senso oppure no...

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